Praticanti e già partner? Succede a Bologna. Il caso Studio legale integrato

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Praticanti e già partner dello studio. A molti sembrerà irrealistico; al punto che siamo immediatamente portati a circoscrivere questa possibilità al più a qualche studio di matrice familiare, di cui il giovane rampollo di turno è destinato fin dalla nascita a portare avanti le sorti. Eppure, è esattamente quello che succede in Studio legale integrato (Sli), giovanissima insegna bolognese caratterizzata, tra l’altro, da un modello innovativo di gestione delle carriere dei suoi collaboratori. Modello che sta dando prova di riuscire ad attrarre giovani talenti in tutta Italia, e che proprio per la sua peculiarità è diventato oggetto di studio da parte dell’Ordine degli avvocati di Bologna.

«L’attenzione è dovuta al fatto che siamo stato il primo studio legale a premiare due collaboratrici non ancora avvocate, facendole entrare nella compagine societaria», spiega a MAG Manuel Verde, avvocato che nel 2018 decide di fondare lo studio assieme agli ex colleghi di università Maurizio Vicino e Marco Zaia.
Quattro anni dopo, è proprio Verde a raccontare l’idea dietro un progetto professionale che fa dell’attrattività per i giovani il driver di crescita fondamentale, mutuando dal mondo aziendale diverse best practice in fatto di crescita e formazione delle risorse. Con un riscontro positivo concreto dal punto di vista reputazionale, ma anche e soprattutto in termini di business: non un fatto scontato per uno studio la cui età media dei professionisti non supera i 30 anni, e che nasce e opera in via principale in un mercato sfidante (ma dalla grande tradizione giuridica) come quello bolognese.

Avvocato Verde, quali sono le radici del progetto Sli?

Io, Marco e Maurizio ci siamo conosciuti frequentando l’università a Bologna; anche se io sono l’unico bolognese, in quanto Marco è di Lipari e Maurizio di Vasto. Dopo la laurea abbiamo preso dapprima strade diverse. Io ho fatto diverse esperienze in studi internazionali, per poi tornare a Bologna e decidere di mettermi in proprio. Prima Maurizio e poi Marco hanno fatto la stessa scelta, e quindi abbiamo iniziato a esercitare la professione in comune.

Quando avete cominciato a lavorare sotto questa insegna?

Avevamo registrato il brand Studio legale integrato già nel 2018, quando abbiamo iniziato a lavorare insieme. All’inizio non avevamo una partita Iva comune, ma abbiamo comunque iniziato a usare il marchio perché volevamo dar valore alla forza di un gruppo piuttosto che a singoli professionisti.

E quando avete effettivamente costituito la società?

Nel 2021. Le cose andavano bene, quindi abbiamo deciso di fare il salto e costituirci sotto forma di società tra avvocati (Sta).

Cosa vi ha spinto a scegliere questa forma e a cosa puntavate?

La scelta della Sta è dovuta alla nostra volontà di rimanere legati solo alla componente legale, e tenere separate le altre attività. La consapevolezza che fosse la scelta corretta ce l’hanno data i numeri: monitoriamo quotidianamente la nostra attività, in maniera anche un po’ maniacale… E, soprattutto, volevamo qualcosa che fosse strutturato in maniera identica a un’impresa: management, team interdisciplinari, progetti di crescita, piani per le carriere, innovazione, formazione. Da un lato per mettere a suo agio il cliente che si interfaccia con noi, ma anche e soprattutto per coinvolgere le persone intorno a noi con qualcosa di tangibile, e creare voglia di crescere insieme.

Sta funzionando? Direi di sì. Un nostro tratto distintivo, che sta riscuotendo molto successo, è essere uno studio molto giovane. Noi fondatori siamo dell’86, e siamo i più “vecchi”, mentre tra i nostri collaboratori…

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redazione@lcpublishinggroup.it

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