Più comunicazione negli studi legali

Ma un addetto su due lamenta l’assenza di budget dedicati. Cresce l’attività social. MAG pubblica in esclusiva i risultati della seconda survey sul Marketing curata da Mopi

 

Un settore in crescita. Ma ancora alle prese con la necessità di veder pienamente riconosciuta la propria funzione strategica all’interno degli studi legali. Fari puntati sui dipartimenti marketing delle associazioni professionali attive in Italia. Mopi, Marketing e organizzazione delle professioni,  ha realizzato la seconda edizione della sua survey dedicata al comparto e ai suoi operatori (per un resoconto della precedente si veda il numero 44 di MAG). E non esita a sottolinearne la forte crescita.

Un dato che appare confermato dal fatto che oggi, il 78%  degli studi presenti nella Best 50 di Legalcommunity.it, vale a dire la classifica per fatturato dei primi cinquanta studi legali attivi in Italia, risulta essere dotato di una funzione interna dedicata al marketing e al business development (bd). Tre anni fa, era solo il 62%.

Altro dato positivo è rappresentato dal fatto che cresce la dimensione media dei team interni agli studi che si occupano di comunicazione, marketing e bd. Oggi parliamo di squadre da 4-6 addetti, mentre tre anni fa l’headcount era mediamente compreso tra 1-3 persone.

Più in dettaglio, se si sommano gli studi che hanno un team formato da 4-6 persone (28%) a quelli che hanno un team che ne conta 7-10 (18%) o addirittura più di 10 (8%) si supera la quota di studi che continua ad affidare questa funzione a micro squadre di 1-3 professionisti (46%).

Le attività del dipartimento marketing si confermano prevalentemente quelle di comunicazione (interna ed esterna), gestione di eventi e delle guide legali, aggiornamento del sito, predisposizione di presentazioni e pitch. Tra le novità, però, va evidenziato il dato relativo alla gestione dei canali social dello studio che passa dal 69% al 92%. «Questa – dicono da Mopi – è la conferma che isocial mediaormai hanno un ruolo sempre più fondamentale nella comunicazione degli studi legali». E un’ulteriore conferma sull’utilizzo dei social media è anche il dato sul content marketing indicato tra le attività di competenza dal 70% degli intervistati: «Anche gli studi legali stanno investendo tempo a posizionarsi e a definire una propria web reputation».

Lato business development, anche dopo 3 anni dalla prima survey, resta ancora molto bassa, addirittura inferiore al 29%,la percentuale del coinvolgimento ed interazione degli addetti del dipartimento con il clientee in particolare la partecipazione a incontri e riunioni strategiche con loro.Altra nota dolente riguarda il budget: la metà degli addetti dichiara che non viene definito nemmeno in termini economici e di conseguenza le azioni di marketing e sviluppo del business dello studio «non sempre risultano coordinate e rischiano di essere disperse».

Intanto, però, sempre più studi hanno delegato a un socio responsabile esclusivamente del marketingi rapporti con la funzione. Si è passati dal 30% del 2015 al 55% del 2018 mentre sono scesi dal 65% al 50% i riporti al managing partner. Questo, a detta di Mopi, è un «segno di maggiore distribuzione dei ruoli a livello manageriale. Inoltre anche per quanto riguarda gli studi internazionali è scesa dal 37% al 22,5% la percentuale di dipartimenti che riportano direttamente alla funzione marketing internazionale, segno di una più ampia indipendenza rispetto alla casa madre e di un’attenzione maggiore al mercato italiano».

Ma chi sono i professionisti del marketing degli studi legali in Italia? Qual è il loro profilo? Qui siamo difronte a uno scenario piuttosto variegato. Quantomeno sul piano delle qualifiche. Stando ai dati raccolti da Mopi, le figure più presenti all’interno degli studi sono quelle di “responsabile della comunicazione” (26%), “responsabile comunicazione e marketing” (21%) e “business development” (19%). Mentre si segnala ancora la presenza di segretarie o avvocati(12%) che all’interno degli studi soprattutto medio piccoli si occupano di comunicazione e marketing.

Disarmante, invece, il dato relativo alla presenza o meno di un price manager. «Si tratta di una figura professionale innovativa e ormai consolidata all’estero nell’organico manageriale all’interno dello studio», ma in Italia solo il 17% delle organizzazioni risulta esserne dotato (solitamente all’interno delle law firm internazionali)….

PER PROSEGUIRE LA LETTTURA E VEDERE TUTTI I GRAFICI CLICCA QUI E SCARICA GRATIS LA TUA COPIA DI MAG

nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

Scrivi un Commento

SHARE