Paolella: «Vi racconto lo studio che abbiamo in mente»
Il managing partner di McDermott Will & Emery parla per la prima volta. E rivela gli obiettivi strategici della firm in Italia
Sono giorni intensi per il neo managing partner di McDermott Will & Emery in Italia. Da quando, lo scorso primo marzo, Carlo Paolella (foto) ha preso il timone dello studio, dopo la lunga gestione di Massimo Trentino, sono successe molte cose.
Prima la decisione di consolidare la presenza della law firm su Milano e di conseguenza chiudere la sede di Roma che, fino a questo momento aveva funzionato da quartier generale. Poi l’annuncio del triplice lateral hire di soci da King Wood & Mallesons con il conseguente arrivo in squadra di Ettore Scandale, Giancarlo Castorino ed Emidio Cacciapuoti che si sono uniti al team con un gruppo di 17 professionisti. I nuovi soci hanno portato in dote anche la sede in cui McDermott Will & Emery ha traslocato i suoi uffici milanesi che ora si trovano nei locali che prima erano occupati dalla law firm cinese, in via Dante.
Paolella, un passato da in house prima in Eni e Procter & Gamble seguito da 14 anni trascorsi nello studio Trivoli, ha le idee chiare e in questa intervista esclusiva a MAG dichiara: «Non abbiamo ancora finito di crescere».
Possiamo dire che per McDermott Wll & Emery, in Italia, è cominciata una nuova stagione?
Direi di sì. Lo studio, a livello globale, nel 2015 ha lanciato un piano strategico che ha come orizzonte temporale il 2020. L’Italia ne fa parte. L’obiettivo, in generale, è quello della valorizzazione del posizionamento geografico.
In cosa consiste?
Lo studio punta a recuperare redditività ed efficienza investendo sulla propria collocazione strategica nei mercati in cui opera. Da un lato ogni sede si deve autosostenere. Dall’altro bisogna valorizzare le potenzialità della piattaforma internazionale.
Qual è oggi il rapporto tra lavoro riferito e lavoro originato localmente?
Dipende dalle aree di pratica. I referral nel tax, per esempio, oscillano tra il 10 e il 20% a seconda degli anni. Nel corporate siamo tra il 20 e il 25%. L’ideale sarebbe portare, per tutti, questa percentuale al 33%.
Questo anche aumentando la collaborazione con le altre sedi europee?
McDermott è presente in Germania, Uk, Belgio e Francia, oltre che in Italia. Chiaramente l’interazione tra le diverse sedi e il lavoro cross border saranno un driver fondamentale della crescita. Già oggi si registra un grande incremento dell’interscambio tra le sedi europee rispetto a quattro o cinque anni fa, ma si deve ancora migliorare.
Massimizzando le potenzialità del brand globale…
Di qui a quattro anni vogliamo riuscire ad affermare in maniera forte la nostra identità di studio internazionale con i piedi ben piantati in Italia. Ed essere più diffusamente riconosciuti per quel che già siamo, ossia un punto di riferimento nelle aree d’eccellenza in cui operiamo.
Quali sono?
…
PER CONTINUARE A LEGGERE L’INTERVISTA CLICCA QUI E SCARICA GRATIS LA TUA COPIA DI MAG