Orsingher Ortu: 24 soci e 100 professionisti. «Ma non saremo un full service»

di giuseppe salemme

PER LEGGERE LA VERSIONE INTEGRALE CLICCA QUI E SCARICA MAG

L’arrivo di Cosimo Paszkowski a febbraio 2022 ha chiuso un semestre all’insegna dei lateral per lo studio legale Orsingher Ortu. Iniziata lo scorso settembre con l’arrivo di Carlo Edoardo Cazzato da Lipani Catricalà, la campagna acquisti dello studio era infatti proseguita con l’ingresso di Luigi Baglivo da Grimaldi e quello di Luca Garrramone da Boursier Niutta & Partners prima della fine del 2021.

Quattro new entriy di peso, che permettono allo studio sia di allargare l’assistenza a nuove aree del diritto che di rafforzare practice già presenti. Ma, come racconta a MAG l’avvocato Matteo Orsingher, partner e cofondatore dello studio, si tratta in realtà solo dell’ultimo passo di una strategia di crescita messa in piedi anni fa, e che negli ultimi mesi ha saputo capitalizzare le occasioni offerte dal mercato (che non è detto siano finite, peraltro). Organizzazione (anche geografica) dello studio, equilibrio nella crescita, vision sull’estero: tutti temi che Orsingher ha affrontato in una chiacchierata con MAG ricca di spunti per chi segue le evoluzioni del mercato legale.

Avvocato Orsingher, come vanno interpretati questi ultimi ingressi nell’ottica della storia dello studio? Possiamo dire che si tratta di un punto di arrivo del vostro percorso verso l’identità di studio multipractice?

Studio multipractice lo siamo già, ormai dal 2015. Con un focus ben preciso: consolidare nuove aree di competenza (litigation, labour, banking&finance, restructuring&insolvency, amministrativo e competition) intorno ai due pilastri originari dello studio, l’IP/TMT e il Corporate Transactional. È la linea che abbiamo sempre seguito e che continueremo a seguire.

Matteo Orsingher

Nessuna ambizione da studio full service dunque?

No, non è quello che vogliamo diventare. Siamo già cresciuti molto: due anni fa esatti, lo ricordiamo bene perché erano i primi giorni di lockdown, lo studio contava 18 partner e 72 professionisti. Oggi i partner sono diventati 24, e i professionisti 100. E credo ci sia ancora spazio per un leggero allargamento di organico nel prossimo futuro.

Passiamo in rassegna i “nuovi acquisti”. Come si collocano nello studio, anche a livello geografico?

Abbiamo innanzitutto consolidato il dipartimento banking&finance della sede di Milano con Cosimo Paszkowski e Luigi Baglivo: quest’ultimo in particolare ci permette di estendere la nostra assistenza all’ambito della regolamentazione finanziaria. A Roma invece abbiamo stabilito quello che definiamo l’”hub pubblicistico” dello studio: lì abbiamo il team di diritto amministrativo, che siamo stati molto contenti di integrare con quello di Edoardo Cazzato per la parte antitrust. In più, a Roma è entrato anche Luca Garramone per la practice diritto del lavoro, l’unica “replicata” sia a Milano che nella Capitale.

Come mai?

Il diritto del lavoro in Italia è ancora un ambito dai risvolti abbastanza territoriali. Aveva dunque senso per noi avere una practice laburistica anche a Roma, dopo che Alessandro De Palma l’aveva introdotta nello studio anni fa. Ci si è presentata l’occasione di avere Luca Garramone e l’abbiamo colta.

In tutto quanti professionisti operano su Roma?

PER PROSEGUIRE LA LETTURA CLICCA QUI E SCARICA LA TUA COPIA DI MAG

nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

SHARE