Orrick, il fatturato 2022 sale a 42,5 milioni

di nicola di molfetta

Un aggettivo per identificare la leadership di uno studio legale d’affari contemporaneo? Non è facile scegliere. Ma sicuramente, tra i più rappresentativi, c’è: diffusa. L’epoca delle persone sole al comando è finita da un pezzo, tramontata man mano che le organizzazioni professionali diventavano più grandi, articolate e complesse. Succede così che il vertice di uno studio possa contare su più di una punta, come testimonia il caso di Orrick. La governance delle sedi italiane della law frim, nata a San Francisco nel 1863 e approdata nello Stivale nel 2003, ha appena registrato una novità importante con la nomina di Attilio Mazzilli a managing partner assieme a Guido Testa che già ricopriva questo incarico da diverso tempo. Due figure chiave per la gestione della practice italiana dello studio che si vanno ad affiancare a quelle dei fondatori dello studio: Alessandro De Nicola che è senior partner e membro del board internazionale dello studio; e Patrizio Messina, che non solo è membro del management committee mondiale della law firm, ma è anche il primo italiano nella storia dello studio a essere stato nominato partner in charge per l’Europa. Se De Nicola e Messina operano sotto il vessillo di Orrick da quando la law firm ha deciso di avere una presenza anche in Italia, Testa e Mazzilli sono gli esponenti di quella fetta di partnership che il progetto è riuscito ad aggregare nel corso degli anni, delineando quello che è il suo profilo attuale. Testa, approdato nelle fila dello studio a inizio 2009 (assieme a un pezzo importante di quello che fino ad allora era stato lo studio Vita Samory Fabbrini); Mazzilli, arrivato nel 2015, dopo essere stato in forza a Pavia e Ansaldo, Chiomenti e Carnelutti. In tutto, ad oggi, Orrick conta 110 professionisti, 18 soci e un fatturato che nel 2022 ha raggiunto i 42,5 milioni di euro. Ma perché si è reso necessario il “raddoppio” del managing partner? «Si è trattato – spiega Testa – di una scelta legata all’incremento dell’attività e degli impegni connessi al ruolo». «Peraltro – osserva Mazzilli –,  anche altri uffici di Orrick hanno percorso questa strada». Tra i due managing partner non ci sarà una divisione dei compiti, ma una condivisione della funzione. «Credo che la possibilità di avere uno scambio di punti di vista sia di per sé molto utile. E poi, dopo tanti anni – aggiunge Testa – ci è sembrato doveroso introdurre un elemento di novità». A ben guardare, infatti, la scelta di un profilo come quello di Mazzilli rappresenta un chiaro indicatore di quale sia l’obiettivo di posizionamento di Orrick in Italia. Mazzilli e Testa, rispettivamente responsabile del dipartimento Technology Companies Group, e membro del m&a e private e quity group, sono due punti di riferimento dell’area tech e corporate che rappresenta uno dei tre focus verticali strategici per la law firm a livello globale.


«Il tech – dicono a MAG i due managing partner – è già il settore in cui lo studio risulta essere la prima realtà a livello globale e la strategia di Orrick è quella di diventare leader anche negli altri due sector».  Del resto, Orrick è una law firm che nasce alle porte della Silicon Valley e la tecnologia è ormai diventata la chiave di volta per la crescita di qualunque comparto economico, tradizionale o innovativo che sia. Dall’agroindustria alla finanza, basta un suffisso tech e il business decolla. E in Italia, Orrick è spesso presente nelle partite che contano. Solo, per restare ai tempi recenti, Orrick ha affiancato Nextalia nell’acquisizione di Ibf Servizi (agricolturta di precisione) e ha affiancato la fintech Scalapay nel round B di raccolta da 497 milioni di dollari che l’ha portata a entrare nella lista degli “unicorni” italiani, così come ha assistito Coatue e Lightrock come investitori nel round da 320 milioni di Satispay. 
Oltre al tech, Orrick punta alla…

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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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