Orlando (Hsf): «Puntiamo a consolidare la rete paneuropea»

di nicola di molfetta

«Crescere rappresenta un obiettivo strategico imprescindibile in questa fase, soprattutto alla luce della complessità e della continua trasformazione del panorama globale». Dopo la fusione tra Allen & Overy e Shearman & Sterling, il 2024 si è chiuso con l’annuncio di un nuovo merger a livello globale, un’operazione che come la precedente avrà effetti anche sul mercato italiano: parliamo della prossima fusione tra Herbert Smith Freehills (Hsf) e Kramer Levin Naftalis & Frankel. «È evidente che in questo momento storico è in atto nel panorama legale una tendenza al consolidamento» dice a MAG Laura Orlando, Italy managing partner, global co-head of Ip, Emea co-head of life sciences di Herbert Smith Freehills, che in questa operazione ha avuto un ruolo attivo e che abbiamo deciso di incontrare non solo per sapere che effetti avrà sull’Italia, ma anche per capire più nel dettaglio, come funzionano operazioni di questa portata. «Nel nostro caso, era naturale guardare agli Stati Uniti. Hsf nasce dalla fusione, avvenuta nel 2012, tra Herbert Smith – che faceva parte del cosiddetto silver circle dei più prestigiosi studi legali del Regno Unito – con Freehills, uno dei big six australiani. La fusione che ha dato vita a Herbert Smith Freehills ha creato una realtà internazionale tra le più forti nell’area dell’Asia e del Pacifico. Il prossimo passo non poteva che essere quello di potenziare la presenza negli Stati Uniti, un mercato dinamico, in forte espansione economica e destinazione di crescenti flussi di investimento», dice a MAG Orlando.

E l’Europa?
Nella nostra strategia c’è anche una chiara progettualità sull’Europa, che continua a essere al centro degli investimenti dello studio. L’Europa continua a offrire opportunità significative soprattutto in alcuni settori chiave come quello finanziario, nel regolatorio e nel private equity, senza parlare del contenzioso che continua ad essere un’area in cui Hsf è una power-house a livello europeo e internazionale. In questa regione ci sono giurisdizioni, come la Germania e l’Italia, in cui siamo ancora in piena fase di costruzione e crescita. Il nostro approccio strategico mira a consolidare la rete paneuropea, come dimostrato dal recente annuncio dell’apertura dell’ufficio in Lussemburgo (si veda il box). In un mercato altamente competitivo, crescere significa non solo sapersi adattare efficacemente al cambiamento, ma anche investire nelle giurisdizioni chiave. L’Italia è una di queste.

Quali sono le opportunità che si possono cogliere solo strutturandosi adeguatamente?
Strutturarsi in modo adeguato significa essere pronti a intercettare opportunità globali che richiedono un’organizzazione ben distribuita, interconnessa e altamente specializzata.L’apertura del nuovo ufficio in Lussemburgo, ad esempio, risponde alla crescente domanda di servizi legali nei settori finanziario e regolamentare. Questa iniziativa ci consentirà di internalizzare attività precedentemente esternalizzate, offrendo ai nostri clienti un servizio più completo e integrato. La presenza locale rappresenta un vantaggio strategico, in particolare in ambiti come i fondi di investimento e le operazioni transfrontaliere, dove la vicinanza al mercato è cruciale.

L’unione con Kramer Levin, invece?
Ci posiziona nella Global Elite delle prime 20 insegne legali a livello internazionale, per dimensioni e fatturato. Questo rafforza ulteriormente la nostra capacità di attrarre talenti ed espandere la nostra presenza in mercati strategici. Essere adeguatamente strutturati significa disporre di team multidisciplinari, presidiare le giurisdizioni chiave e garantire una consulenza internazionale integrata a livello genuinamente globale. La complementarità tra le competenze di HSF e Kramer Levin ci rende più competitivi in settori fondamentali come private capital, M&A e high tech, posizionandoci tra i leader globali del settore.

L’operazione Kramer Levin come è nata?
L’idea di unire le forze con Kramer Levin è nata per rafforzare la presenza di Hsf negli Stati Uniti, un obiettivo che abbiamo perseguito con determinazione sin dal lancio della strategia HSF Ambition nel 2022. Abbiamo deciso di cercare uno studio con una taglia di fatturato compresa tra i 300 e i 400 milioni di dollari. Spesso, quando si parla di fusioni con gli Stati Uniti, si immaginano studi di dimensioni simili che si uniscono, ma questo è molto, molto difficile da realizzare. Non cercavamo uno studio internazionale; ci siamo concentrati su uno studio statunitense forte, con poche o nessuna sovrapposizione con la nostra piattaforma, e lo studio che si è distinto è stato Kramer Levin.

Ce lo racconti un po’…
Kramer Levin è uno studio di alto livello, con una forte presenza in mercati chiave come New York, Washington D.C. e Silicon Valley, ma senza sovrapposizioni significative con la nostra attività internazionale. Fin dai primi incontri, la compatibilità culturale e la visione condivisa tra i due studi sono state evidenti, il che ci ha permesso di procedere rapidamente.

Voi a Nyc c’eravate già…
HSF ha una piccola presenza a New York, con un ufficio tradizionalmente votato al contenzioso, ma con Kramer Levin portiamo a un altro livello la nostra presenza a Manhattan, con l’aggiunta di circa 300 avvocati solo a New York, e l’ingresso immediato in due aree strategiche come Washington DC e la Silicon Valley. Sia Hsf sia Kramer Levin sono molto forti sia nel disputes sia nel transactional.Insieme, non solo aumentiamo la nostra scala e mettiamo a fattor comune i punti di forza, ma ci prepariamo a costruire qualcosa di ancora più grande nei prossimi anni, a partire da un possibile ingresso in Texas.

Lei quali aspetti di questa operazione ha seguito più da vicino?
Naturalmente quelli relativi alla materia della proprietà intellettuale e al settore farmaceutico, ambiti entrambi in cui ho responsabilità internazionali. Per noi era vitale che gli studi statunitensi “candidati” avessero un allineamento strategico alla nostra piattaforma anche da questo punto di vista, il che significa in particolare un forte focus sul contenzioso brevettuale e una tipologia di clientela allineata alla nostra.

È quello avete trovato?
Con Kramer Levin c’è questo allineamento, e anche la sinergia non poteva essere migliore. Kramer Levin è fortissimo nel contenzioso brevettuale high tech, avendo addirittura un ufficio in Silicon Valley interamente dedicato a questo. Ma anche nel settore farmaceutico l’allineamento strategico è stato fortunato. Come noto a chi opera attivamente nel settore life sciences, vi è una sostanziale polarizzazione tra gli studi che assistono le società innovatrici o cosiddetti originator, vale a dire le grandi multinazionali farmaceutiche che hanno una pipeline di prodotti innovativi frutto di complessa ricerca e sviluppo, e gli studi che assistono l’industria del farmaco generico o biosimilare. Si tratta di un settore complesso, in cui il nostro studio ha scelto di adottare nell’area brevettuale una rigida “innovator-only” policy, al fine di minimizzare il più possibile il rischio di conflitti d’interessi. Era fondamentale che il nostro partner statunitense avesse le stesse caratteristiche.

Un retroscena da condividere?
La conferma definitiva della scelta di Kramer Levin come partner ideale è emersa durante un confronto tra il nostro Ceo, Justin D’Agostino, e il managing partner dell’ufficio di New York di HSF, Scott Balber. Quando Scott ha esaminato la lista dei potenziali partner e ha indicato Kramer Levin affermando: “Sarebbe un’integrazione straordinaria“, abbiamo avuto la certezza di essere sulla strada giusta. È stato un momento determinante, che non solo ha validato la decisione del nostro management, ma ha anche consolidato la convinzione che Kramer Levin fosse il partner perfetto per dare forma alla nostra visione condivisa.

Riguardo all’Italia, invece? Che ricadute avrà il merger?
Mi aspetto che l’integrazione con Kramer Levin avrà un impatto significativo sull’Italia, rafforzando ulteriormente il ruolo strategico e propulsivo dell’ufficio di Milano a livello internazionale. L’ufficio di Milano è nato con una vocazione genuinamente cross-border. Fin dalla fondazione, abbiamo voluto creare a Milano un polo di eccellenza in alcune aree chiave che erano integrate nella piattaforma europea e internazionale dello studio. Poi abbiamo virato verso una strategia diretta a un approccio più full-service, che stiamo ancora costruendo. Una presenza così forte negli Stati Uniti ci consente di estendere i nostri servizi nelle aree chiave a una ulteriore regione geografica d’importanza fondamentale in questa congiuntura di mercato, e nel contempo ci posiziona al meglio per completare il processo di costruzione della nostra strategia full-service in Italia.

In Lussemburgo lo studio ha messo a segno un importante lateral. Dobbiamo aspettarci qualcosa anche da noi? Anche in Italia siamo costantemente alla ricerca di opportunità per rafforzare il nostro team, con lo stesso approccio selettivo e cercando di attrarre professionisti di grande talento, che abbiano la caratteristica di combinare l’eccellenza e una solida reputazione locale con la capacità di lavorare in modo integrato con il network. È molto importante per noi anche l’aspetto dell’affinità culturale. Abbiamo creato in Italia un ufficio che cerca di porsi come punto di riferimento per la qualità dell’ambiente e delle persone, ed è una grande ricchezza che per noi viene prima di tutto.

Quindi?
Con questa filosofia, al momento stiamo conducendo due ricerche per lateral hire in aree strategiche. La nostra strategia di crescita rimane focalizzata sull’equilibrio tra promozioni interne e ingressi mirati, per rispondere con efficacia alle evoluzioni del mercato e alle esigenze dei clienti. Siamo fiduciosi che il 2025 porterà un’ulteriore espansione del nostro team, con una crescita significativa dell’organico.

Il cammino intrapreso condurrà alla costruzione di uno studio full service?
Si, questa è l’intenzione. 

L’ultimo anno (2024) come si è chiuso?
In Italia chiuderemo il 2024, un anno estremamente positivo per il nostro studio, con un incremento del fatturato del 40% rispetto al 2023. Il team di Hsf Milano ha continuato a crescere e rafforzarsi, anche grazie a due importanti promozioni interne (la promozione a partner di Emily Bottle e la promozione a of counsel di Federico Bracalente) e alla crescita dell’headcount dello studio.

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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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