Ontier, genesi di uno studio felice
Il progetto di Ontier, in Italia, è ufficialmente partito nel 2017 con Luca Pardo e Carmen Fernandez Vadillo. A otto anni di distanza, lo studio conta 12 soci, 38 professionisti e un fatturato che nel 2024 ha realizzato un balzo del 103% sfiorando i 7,5 milioni di euro. MAG ha incontrato l’avvocato Pardo non solo per farsi raccontare questi primi anni di presenza italiana dello studio, ma anche per provare a capire più da vicino in cosa consista il modello di “studio felice” a cui l’avvocato Pardo sta lavorando da tempo. «Sono stato contattato nel 2015 da Bernardo Gutierrez de la Roza, oggi ceo globale di Ontier, per ragionare sull’idea di dar vita a un modello di studio legale differente dagli altri, di respiro globale», racconta a MAG. E questo è quello che è sucesso.
Perché Ontier, studio di matrice spagnola, era interessato all’Italia?
Ontier è nato in Spagna ma, all’epoca dell’apertura in Italia, aveva già trasferito la propria sede operativa a Londra, proprio per proiettare l’idea di un’organizzazione globale. Devo dire che guardare all’Italia da parte di professionisti spagnoli, per natura più comodi nello sviluppare rapporti in Latino-America, è stata una delle tante mosse fuori dalla loro zona di comfort, e questa attitudine caratterizza il nostro modo di ragionare e di agire.
Qual era, all’epoca, il progetto? Cosa volevate fare?
Il progetto Ontier consisteva, come già fatto nel Regno Unito, negli Stati Uniti (a Miami) e in diversi paesi latino-americani (Messico, Perù, Venezuela e Cile) nell’individuare soci locali in Italia, e squadre, per costruire uno studio legale dinamico, flessibile, innovativo, di altissima qualità e vicino ai clienti, capace di parlare la loro lingua con un apposito modello. Un modello che, oltre alle competenze legali, potesse prevedere partecipazioni in differenti società per assistere i clienti nelle loro attività core (dalla riorganizzazione aziendale alla individuazione di target per acquisizioni, ai servizi di ottimizzazione e tax credit nelle produzioni televisive o cinematografiche, al settore dell’energia e dell’ESG). Queste società, che oggi fanno parte dell’ecosistema Ontier (ad esempio, in Italia, Tier One S.r.l.), sono gestite da manager, non da avvocati, proprio per intercettare i bisogni del cliente prima che sia il momento di pensare all’assistenza legale.Il modello Ontier, nel 2023, ha vinto il premio del Financial Times “Innovation in People Management” a Londra.
A otto anni di distanza che bilancio può fare? Si sa che i programmi evolvono, i progetti si adeguano al mercato e quando si passa dalla teoria alla pratica molte cose si rivedono per forza di cose…
Il bilancio è molto positivo, sotto diversi punti di vista: siamo riusciti ad attrarre colleghi e squadre di professionisti di indiscusso talento, a creare assieme a loro un ambiente di lavoro armonico, coeso e collaborativo; siamo sempre cresciuti negli anni (anche in quelli del Covid-19) dal punto di vista dei risultati, tra la difficoltà di esistere in un mercato legale maturo ed esperienze, anche personali, molto dure che ci hanno costretto a fermarci a ragionare; abbiamo costituito squadre globali per comprendere materie di profilo globale (ad esempio, energia, proprietà intellettuale ed industriale, ecc.) ed assistere fluidamente i clienti in diverse giurisdizioni (in Ontier il legale di fiducia del cliente coordina il lavoro dei colleghi negli altri Paesi, e ciò elimina al cliente stesso difficoltà di comprensione o disagi culturali).
Quali sono i settori in cui vi siete posizionati?
I principali settori sono M&A, proprietà intellettuale ed industriale (nella industry della musica), diritto dell’innovazione tecnologica, diritto dell’energia, infrastrutture e territorio, real estate, la compliance, il diritto europeo.
Quali sono i prossimi obiettivi di mercato?
Vorremmo in primo luogo concentrarci a far sempre meglio ciò che già facciamo; vorremmo poi perfezionare il nostro dipartimento di compliance integrata (l’integrazione delle diverse attività di compliance sta sempre più costituendo l’obiettivo principale delle aziende), occuparci di formazione specialistica con l’Ontier Academy (la cui missione è formare l’avvocato globale), dedicarci agli altri con la costituzione di una Fondazione Ontier.
Tutto questo passa per il lavoro delle persone. Ultimamente, lei parla molto di costruire uno studio felice: cosa intende esattamente?
Le persone sono al centro del progetto. Dobbiamo pretendere che Ontier sia un posto felice. La felicità è un’ipotesi, una sfida fra le più difficili ed esaltanti, la possibilità di offrire agli altri la miglior versione di noi stessi, e ricevere dagli altri la loro miglior versione. È ascolto, condivisione ma anche unicità del percorso professionale. Non “io”, ma “noi”.
Questo si riflette nel rapporto con i clienti?
I clienti sono al centro di Ontier. Non è stare “di fronte”, è sedersi “accanto” a loro, conoscere la loro industry per contribuire con soluzioni di valore aggiunto. E’ un’esperienza professionale ma anche umana.Organizziamo, oltre ad eventi di approfondimento legale, sessioni di filosofia (PhiLawsophy by Ontier), corsi di scrittura giuridica (con Scuola Holden), di geopolitica, di formazione su intelligenza artificiale, proprio per condividere internamente e con i clienti un sapere ben più ampio di quello giuridico.
Quindi qual è il vostro modello?
Il nostro è un modello organizzativo articolato su tre aree: persone e felicità, eccellenza professionale ed amministrazione e finanza. Queste tre aree devono continuamente comunicare fra loro, perché ogni organizzazione deve essere in buona salute, può ammalarsi e va curata, e perché i risultati dipendono da ottimi avvocati, eccellenti persone, numeri sotto controllo ed investimenti ben pianificati. Da noi ogni avvocato ha un percorso di carriera non standardizzato ma cucito su misura, in base alle sue attitudini, la sua esperienza e la velocità di corsa. Infine, ogni area deve poter essere misurata. Con riguardo alla felicità ci affideremo ad un esperto di organizzazione aziendale per individuare e validare indici di misurazione.
Quali si aspetta che possano essere gli effetti correlati alla realizzazione di uno “studio felice”?
Uno studio legale che sia un luogo dove poter esprimere sé stessi, dove ci si accoglie, si cresce, per realizzare una stessa opera.Uno studio legale che sia attrattivo per il talento e riferimento per i clienti.
Con cosa pensa abbia a che fare la felicità? Il successo, i guadagni, la notorietà, la realizzazione, la conciliazione di vita privata e vita professionale…
La felicità è appartenenza, generosità, è lavoro durissimo e gestione dell’errore. È trovare il proprio senso profondo nel mondo.
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