Omni Bridgeway, la sfida di Serra Zanetti
L’avvocato, ex Nctm, guiderà la società olandese di litigation funding nel suo approdo in Italia. «La strategia? Farci conoscere e far conoscere il nostro business: investire in tutto ciò che è rischio legale»
di giuseppe salemme
Omni Bridgeway è una società di litigation funding nata a L’Aia, in Olanda, nel 1986. Negli anni ha sviluppato il suo business prima in Europa e poi in tutto il mondo, per poi mettere a segno le acquisizioni della concorrente tedesca Roland Prozessfinanz in Germania (nel 2017) e fondersi nel 2019 con l’australiana IMG Bentham, quotata alla Borsa australiana dal 2001. Conta attualmente 27 sedi nel mondo, tra quelle europee (Amsterdam, Colonia, Ginevra, Parigi, Londra, Madrid e Milano) e quelle in Stati Uniti, Canada, Medio Oriente, Asia e Australia.
Tra i mercati coperti non figurava quello italiano, considerato attrattivo da diversi player del settore (vedi articolo precedente) ma al contempo ancora acerbo per investimenti concreti.
Lo scenario è cambiato lo scorso 19 aprile, giorno in cui la società ha annunciato l’apertura di una sede a Milano, con l’ingresso di Giacomo Serra Zanetti (nella foto) in qualità di investment manager e senior legal counsel. Serra Zanetti è avvocato: proviene dalla sede di Londra di Advant Nctm, studio in cui era entrato come partner nell’ottobre 2021, e ha esperienze pregresse in studi come Grimaldi, BonelliErede, Legance e Gianni & Origoni, oltre che in 2R Capital, società specializzata in strategie d’investimento su crediti fiscali e commerciali.
Un profilo che può vantare un mix di competenze legali e finanziarie, a cui Omni Bridgeway ha affidato lo sviluppo del business in Italia. E che MAG ha voluto intervistare, per capire quali strategie orienteranno il suo operato e cosa dobbiamo aspettarci da questo nuovo interesse che i litigation funder stanno mostrando per il nostro Paese.
Avvocato Serra Zanetti, dove è nato il suo interesse per il litigation funding e come è entrato in contatto con Omni Bridgeway?
Il contatto è avvenuto tramite un collega e compagno di MBA all’Insead (Institut européen d’administration des affaires, ndr). Lui era entrato in Omni Bridgeway qualche anno prima, così mi disse di cosa si occupava e mi parlò dell’interesse per il mercato italiano. Tempo dopo ci siamo risentiti, e così scoprii che la società cercava una persona capace di sviluppare il mercato italiano in maniera strutturale.
Da avvocato si era mai trovato ad avere a che fare con il litigation funding?
Sì, principalmente su situazioni relative a crediti distressed: sofferenze, single names, npl; ma anche in relazione ad acquisto di crediti litigiosi o a casi di finanziamenti garantiti come collateral da crediti contenziosi o arbitrati. Già a suo tempo lo trovai molto interessante: mi resi conto dell’importanza dell’analisi legale delle posizioni, per quanto rientrante nella più ampia analisi finanziaria dell’investimento. Pensai che sarebbe stato interessante unire le due prospettive.
Anche perché il suo background non è solo quello dell’avvocato…
Vero, dopo l’MBA lavorai per tre anni per una società d’investimento che svolgeva attività simili, ad esempio su azioni revocatorie, di responsabilità e su concordati fallimentari; io mi occupavo più nello specifico di situazioni di insolvenza. L’esperienza mi è stata utile: da avvocato, come ho detto, quando si valuta il possibile rendimento di una causa ci si concentra più sul rischio e sugli aspetti probabilistici, ma non si vede cosa conduce alla decisione di investire o meno in un contenzioso, o a quali condizioni. Ma a me piaceva capire come si bilancia il rischio con il potenziale rendimento nella decisione d’investimento, dato che vi rientrano valutazioni su aspetti come la solvibilità della controparte o, in caso di giurisdizioni diverse, anche fattori macroeconomici. È una valutazione a 360° che trovo stimolante.
Nella sua posizione dovrà occuparsi proprio di questo presumo…
Sarò il punto di riferimento per il sourcing di opportunità d’investimento in Italia. Il che non vuol dire solo contenziosi interni, ma anche, ad esempio, arbitrati internazionali con parti italiane o recuperi da effettuare in Italia. E, in ogni caso, pur avendo un focus sull’Italia, sono membro del team Emea, e ho l’appoggio di un nutrito team di investment manager localizzato ad Amsterdam, tra cui molti ex avvocati con competenze diverse dalla mia: arbitrati, intellectual property, enforcement.
Qual è la strategia di sviluppo per l’Italia? Quali sono i principali interlocutori di un litigation funder? L’idea è quella innanzitutto di educare il mercato: farci conoscere e far conoscere il business, che è investire in tutto ciò che è rischio legale, e perché può rappresentare un asset per i nostri soggetti target. Tra questi ci sono in primis gli studi legali…
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