ODCEC MILANO PRESENTA PROPOSTE DI MODIFICA AL CONCORDATO PREVENTIVO
L’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano, guidato dal presidente Alessandro Solidoro, ha effettuato oggi, nel corso del XII Forum della Scuola di Alta Formazione Luigi Martino “Il concordato preventivo a sette anni dalla riforma: critiche e proposte” un’analisi del concordato preventivo a sette anni dalla riforma, e avanzato proposte di modifica per superare le attuali criticità. Partendo da casi di conflitto tra proponenti e creditori, i relatori (vedi documenti allegati) hanno analizzato le storture che il sistema subisce a causa dell’esclusiva riservata al solo debitore di proporre il ricorso per il concordato preventivo, che impedisce di fatto la mobilità delle imprese nella fase di crisi (turnaround); l’attuale assetto normativo, infatti, contrasta le esigenze di tempestività necessarie a ristrutturare l’azienda in crisi. E’ stata inoltre evidenziata la problematicità delle norme che consentono operazioni straordinarie nel concordato preventivo, ma che contrastano con le disposizioni del codice civile; così come le incertezze normative e giurisprudenziali che investono aspetti fondamentali delle procedure come la manifestazione di voto dei creditori. Le proposte di modifica emerse auspicano l’allargamento della legittimazione attiva a presentare la domanda di concordato quando vi siano situazioni oggettive di crisi conclamata. E’ stata annunciata in questi giorni, inoltre, la formazione di un tavolo tecnico presso il Ministero di Giustizia con l’obiettivo di modificare l’istituto, con particolare riferimento ai concordati che prevedono la continuità d’impresa. Il convegno è stato quindi occasione per sollecitare soluzioni che riguardino gli aspetti anticipatori della crisi e le patologie procedimentali riscontrate con l’attuale normativa, che interessano la risoluzione del concordato quando dopo l’omologazione vengono meno le condizioni di fattibilità. Il dibattito ha fatto emergere inoltre la contrapposizione tra le posizioni contrattualistiche e stataliste in merito alla modifica dell’istituto.



