Non di solo business vive l’avvocato d’affari…

Non solo affari negli studi d’affari. Cresce l’attività pro bono, che diventa parte integrante delle moderne law firm. Un fenomeno ormai consolidato all’estero. Ma che anche in Italia comincia ad assumere una certa consistenza. Questo è quanto emerge dalla indagine lampo effettuata da Mag by legalcommunity.it su un campione di 30 studi legali d’affari.?L’81% degli interpellati ha fatto sapere di svolgere regolarmente attività pro bono, spesso nell’ambito di iniziative internazionali (86%). Nel dettaglio, il 68% ha seguito, nell’ultimo anno, oltre cinque casi pro bono, mentre gli altri da 1 a 5 a seconda del tempo a disposizione. Quello che però colpisce di più è che il 59% degli studi legali interpellati, dice di essere dotato di un’organizzazione interna finalizzata appositamente alla gestione le attività pro bono. ?Si assiste, quindi, a una sorta di “istituzionalizzazione” della pratica, che consiste nella creazione di un team specializzato, guidato da un “capo dipartimento” e coadiuvato da comitati che decidono quali pratiche seguire e quali no. Questo trend potrebbe essere legato anche al fatto che i potenziali clienti, soprattutto quelli internazionali, valutano l’attività pro bono svolta da uno studio legale nella scelta dei consulenti. ?È capitato a quasi uno studio su tre, più precisamente al 27% degli intervistati, mentre al 13% è successo a volte o raramente.

DLA PIPER DEDICA 700 ORE AL PRO BONO
L’attività pro bono degli studi legali italiani è aumentata nel corso degli ultimi anni. Di conseguenza sono cresciute le ore e il numero di professionisti dedicati a seguire questi casi. In Dla Piper, nella sola sede italiana, le ore impiegate in attività pro bono sono passate dalle 559 del 2013 alle 700 del 2014. Lo studio ha da tempo istituito anche un “Corporate responsibility commitee” che orienta la scelta delle iniziative da seguire. Freshfields, invece, nel 2014/2015 ha impiegato circa 520 ore in attività pro bono. Le operazioni sono sempre gestite da un responsabile, in Italia il socio Gian Luca Zampa, supportato da un coordinator, l’office manager di Roma Laura Pronio. Il team viene invece individuato di volta in volta in base al lavoro da svolgere e alle competenze richieste. Lo studio ha assistito, fra gli altri, Cittadinanzattiva, organizzazione che promuove la partecipazione dei cittadini sul fronte della tutela dei loro diritti e l’ELSA (la European Law Students’ Association) organizzazione internazionale no profit gestita da e per studenti e neo laureati in giurisprudenza.

ORRICK SCHIERA 15 LEGALI
Tonucci and Partners segue circa due o tre casi all’anno. Di recente, per esempio, lo studio ha assistito The Grameen Bank, società fondata dal premio Nobel per la pace Muhammad Yunus, operante nel settore del microcredito e del business sociale in favore di classi sociali non abbienti. Mentre i lavoristi di Lexellent destinano il lavoro di due avvocati (per un valor di circa 15-20mila euro l’anno) in attività come l’assistenza al Cus, ente universitario sportivo, di Milano. Lo scorso anno, Orrick ha schierato 15 avvocati per le attività pro bono in Italia. Per policy, la firm invita tutti i professionisti a “caricare” almeno 25 ore di attività pro bono, le quali, proprio per incentivare questa pratica, sono billable. Con Nicoletta Massucci, responsabile del settore in Italia, lo studio ha assistito, fra le altre, la Association pour le droit à l’initiative économique (ADIE) operante nell’ambito del microcredito, in un progetto all’avanguardia per promuovere l’accesso al credito nel Paesi dell’Unione. Anche in Simmons&Simmons tutti i professionisti sono tenuti a fare almeno 50 ore pro bono ogni anno. In Italia, il responsabile dei progetti è Michael Dodson mentre il Comitato Pro Bono ha sede a Londra e valuta le potenziali iniziative. Fra gli altri, lo studio ha assistito il centro nazionale trapianti e la Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa.

CLIFFORD CHANCE NEL NETWORK PILNET…

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