Neutralità fiscale: zero alibi per gli studi che non si trasformano in società?
La somiglianza degli studi legali organizzati alle imprese è tanta. Ma da sempre c’è un tratto che li distingue: la forma giuridica. La stragrande maggioranza di queste realtà è strutturata in forma di associazioni professionali. Mentre un’impresa “ordinaria” è quasi sempre una società di capitali.
Per gli studi-impresa, quelli cioè che puntano all’istituzionalizzazione, alla costruzione di un modello di business spersonalizzato, a una gestione razionale ed efficiente delle attività, il passaggio dallo status di associazione a quello di società è sempre stato indicato come un’evoluzione necessaria ma difficile da praticare perché non conveniente in primis sul piano fiscale.
La prossima Legge Delega, però, potrebbe rappresentare una svolta epocale. Infatti, tra le novità che la normativa dovrebbe introdurre, c’è il principio della “neutralità fiscale” dei processi riorganizzativi e non realizzativi riguardanti le strutture professionali.
Se davvero la legge dovesse (finalmente) riconoscere la validità di un principio che, a ben guardare, è assolutamente di buon senso, allora molte di quelle organizzazioni che fino a oggi hanno preferito mantenere (se non altro nella forma) una organizzazione di tipo artigianale per le proprie strutture si troverebbero nella condizione di non avere più scuse (o quasi) per fare il grande passo.
Certo, al di là del costo in termini di tassazione, il passaggio da associazione a società ha sempre avuto anche una serie di costi “occulti” di carattere sostanzialmente culturale. Ma qui, non ci sarà legge che potrà aiutare i professionisti a tradurre in atto i loro buoni propositi.
l primo? La trasparenza. Una società deve pubblicare un bilancio e quindi dare conto in maniera pienamente riscontrabile delle proprie vicende economiche e finanziarie: fatturato, costi, utili.
Il secondo? La capacità organizzativa e di gestione. Una società fa i propri bilanci per cassa e quindi deve sviluppare una capacità progettuale che le consenta di sfruttare al massimo l’opportunità di destinare le proprie risorse a progetti e investimenti che guardino al futuro e perseguano obiettivi di crescita e sviluppo.
Il terzo? Una società è un soggetto autonomo e terzo rispetto ai suoi azionisti, va gestita da manager professionisti e deve occuparsi delle persone riconoscendo diritti e doveri, inquadrando ogni professionista in relazione alle relative mansioni e possibilità di contribuzione alla crescita dell’organizzazione, affidando a ciascuno un ruolo e una job description che siano coerenti con il modello societario e il business plan. La neutralizzazione fiscale delle operazioni di riorganizzazione degli studi professionali sarà una svolta importantissima perché eliminerà un ostacolo oggettivo all’evoluzione in senso societario dell’esercizio delle libere professioni. Tuttavia, da sola potrà non essere sufficiente. Certo, se non ci sarà un importante ricorso a questi modelli dopo la riforma, nessuno potrà più invocare la ingiusta penalizzazione imposta da una norma che non contempla le esigenze di evoluzione della categoria. Allo stesso tempo, però, se questa novità non sarà accompagnata da quella svolta culturale, che da anni invochiamo, nella considerazione del ruolo e delle funzioni dell’Avvocatura, è probabile che nemmeno l’abrogazione dell’alibi perfetto sarà in grado di imprimere la svolta.
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