Morri Rossetti & Franzosi: essere multi-specializzati

Un’intervista di Nicola Di Molfetta

Dopo l’arrivo del team Ip guidato dal professor Franzosi, Mag ha incontrato il managing partner Stefano Morri. «Il piano triennale prevede una forte crescita organica ma anche l’integrazione di forze esterne».

Avvocato Morri, il 2025 si è aperto con l’ingresso in studio del team IP del professor Franzosi. Come descrive la vostra organizzazione oggi?

Il nostro studio è una piattaforma di servizi professionali in area legale, fiscale, e anche di corporate finance, in grado di porsi di fronte al bisogno del cliente in modo sia integrato – con oltre 15 settori di competenza – che fortemente specialistico.

In quanti siete?

Abbiamo ormai raggiunto una massa critica – 110 persone – che ci consente, senza eccedere nel gigantismo, di essere efficaci. Lo studio si è molto organizzato anche nelle funzioni interne, con professionalità che coprono le aree della finanza e del controllo, del marketing, dello sviluppo commerciale e dell’HR management. Recentemente ci siamo dotati anche di un direttore generale, che tolga ai partner i compiti di micro-management che possano defocalizzarli rispetto alla attività consulenziale.

La dimensione multipractice che avete assunto a quali esigenze risponde?

Non parlerei di studio multipractice ma di studio multi-specializzato, capace di fornire un unico e indivisibile servizio come frutto dell’integrazione di diversi approcci specialistici.

Qunidi?

Quindi da una parte vi è la continua sollecitazione a lavorare insieme, o meglio, a concepirsi insieme.  Ma dall’altro sta il richiamo alla responsabilità individuale nell’assicurare al team un contributo di livello assoluto. In questo quadro, il tema della conoscenza, della formazione e autoformazione continua, diviene centrale. Lo studio ha ormai assorbito la cultura della conoscenza come vero tratto distintivo, quasi una ‘ossessione’: non a caso il nostro claim è ‘The Knowledge Firm’. Da questa sana ossessione, nel 2019 è nato il Progetto Osservatori, tra i primi strumenti editoriali di questo genere sul mercato italiano. Ad oggi contiamo 11 Osservatori, veri e propri portali che si pongono come strumenti di catalizzazione di energie intellettuali intorno a specifici temi.  Impressiona il successo: l’anno scorso abbiamo raccolto oltre 350.000 visite e con circa 30.000 follower su LinkedIn. Gli Osservatori inoltre sono un’ottima palestra per i giovani professionisti che vogliano vivere la professione come luogo di pensiero e di studio anche al di fuori dei classici circuiti accademici.

È stata la vostra risposta alla domanda di valore aggiunto da parte del mercato?

Combinando questi quattro elementi – integrazione, specializzazione, spirito di gruppo e azione personale nella lotta quotidiana del conoscere – lo studio multi-specialistico esprime un valore aggiunto rispetto a realtà mono-specialistiche: il valore dell’integrazione di competenze. I problemi non si presentano mai con una sola dimensione, ma sono ontologicamente multidimensionali e possono essere affrontati solo come tali.

Per esempio?

Penso all’area della crisi, quella che il compianto professor Pajardi definiva “il luogo della sinfonia delle competenze”. Oggi è obsoleto pensare che la soluzione di una crisi di media dimensione passi per la giustapposizione di professionisti di diversa estrazione (il pianificatore finanziario, l’avvocato civilista, il fiscalista, l’esperto di procedure lato Tribunale, il penalista).  Non c’è tempo, non ci sono neanche le risorse economiche. Bisogna che chi si assume il compito di assistere il debitore sia in grado di offrire un percorso unitario e circoscritto di soluzione. Ma penso anche a tutta una serie di questioni corporate che si intrecciano con il diritto amministrativo e penale e con le conoscenze di corporate finance. Ancora, penso al contenzioso civile, in cui è divenuto dominante l’elemento sostanziale, cioè la capacità di cogliere gli aspetti economici delle vicende.

L’investimento fatto nell’Ip associando il vostro brand a una delle insegne più rispettate del mondo del diritto industriale e della proprietà intellettuale che obiettivi si pone?

L’ingresso del professor Mario Franzosi e dell’avvocata Federica Santonocito risponde all’esigenza di arricchire la nostra piattaforma inglobando una competenza assoluta nel settore della proprietà industriale. In tal modo aumenta la nostra capacità di rispondere ai bisogni della nostra clientela e allarga la nostra capacità di affrontare delle questioni, anche in campi diversi da quelli dell’IP. Vi è poi per Mario e Federica la possibilità, forse per loro nuova, di offrire ai loro clienti storici tutto il portafoglio di servizi dello studio. L’operazione si inserisce, peraltro, molto bene nella nostra strategia di sviluppo estero grazie allo standing internazionale di Mario e Federica, e alle loro consolidate relazioni nel mondo – con un particolare accento per la loro esperienza in mandati che coinvolgono il Far East (soprattutto in Cina).

In generale, quali sono le priorità strategiche del “neonato” Morri Rossetti & Franzosi?

Come ho detto, vogliamo approfondire la vocazione di essere reale risposta a bisogni complessi attraverso un approccio olistico e molto rigoroso sul piano del contenuto professionale: questa è alla fine la nostra vera strategia. Crediamo che vi siano ancora enormi spazi di crescita anche solo per linee interne, e che per noi il bello sia appena iniziato. Il mercato ha molto bisogno di realtà di media dimensione che declinino valori professionali alti. Continuiamo a raccogliere il disagio della clientela, anche molto sofisticata, per strutture troppo grandi in cui forse si perde quella sintesi sottile tra efficienza, efficacia e reale vicinanza al cliente che è la ricetta del successo. Tutto ciò continuando a rafforzare la nostra organizzazione professionale e dandoci delle regole di governance che offrano ai nostri colleghi, in specie ai più giovani, una reale prospettiva di compartecipazione alla gestione e ai risultati dello studio.

Proviamo a raccontare lo studio attraverso la sua attività: quali sono state le operazioni che vi hanno maggiormente caratterizzato ovvero che vi rappresentano?

Diciamo che noi ci caratterizziamo per un lavoro discreto e molto concentrato sui problemi dei clienti. Potrei citare contenziosi tributari esistenziali per i clienti che abbiamo risolto con risultati totali, o crisi di impresa che si sono concluse con successo, o acquisizioni in cui lo studio ha fatto molte più parti in commedia della semplice stesura della documentazione contrattuale.

Ci dobbiamo aspettare nuove operazioni di lateral hiring nei prossimi mesi? Ci sono settori o aree di pratica che puntate a consolidare?

Assolutamente. Il nostro piano triennale prevede una forte crescita organica ma anche l’integrazione di forze esterne secondo due cifre fondamentali: da un lato siamo interessati a crescere in aree fortemente specialistiche – penso ad esempio al regolatorio finanziario o all’energy – dall’altro cerchiamo studi di commercialisti che vogliano mettere a maggior valore la loro clientela, offrendo anche i servizi legali. Però non ambiamo a un mero sviluppo quantitativo: abbiamo bisogno di persone che sposino la nostra visione del lavoro e del futuro. Al centro, infatti, c’è sempre e solo la persona.

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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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