Meno avvocati e meno donne nella professione. Il Pil di settore vale 10 miliardi

Calano gli iscritti agli albi e alla Cassa Foresne, mentre i redditi, seppur lievemente, migliorano. Il gender gap pesa sul presente e sul futuro della professione. La toga perde appeal per i giovani laureati in legge. Questi e molti altri i temi al centro del dibattito all’Auditorium di Cassa Forense a Roma, in occasione della presentazione dei dati del Rapporto sull’Avvocatura 2025, realizzato in collaborazione con il Censis e giunto alla sua nona edizione.

Il Rapporto, commentato tra gli altri da Valter Militi (nella foto), Presidente di Cassa Forense e Giovanna Biancofiore, attuario dell’ente di previdenza oltre che, per il Censis, dal Segretario Generale Giorgio De Rita e da Andrea Toma, Responsabile dell’Area Economia, dice, che il 35% degli avvocati sente molto il peso delle pressioni dei clienti e delle scadenze, che oltre il 30% non riesce a “disconnettersi” dal lavoro e che in molti sono preoccupati per le responsabilità in tema di dati e privacy.

Anche quest’anno diminuisce il numero dei legali, dell’1,6% rispetto all’anno 2023: nel 2024 gli avvocati sono 233.260, dei quali circa 124 mila sono uomini e 109.252 donne. 16.376 sono i pensionati.

Nonostante si parli tanto di parità di genere e di opportunità, a fare le spese maggiori del calo numerico sono proprio le donne. Dal 2020 al 2024 la percentuale femminile è diminuita al 46,8%, scendendo sotto il dato del 2014 (47,1%) e invertendo la tendenza di crescita degli anni precedenti: i dati confermano un vero e proprio abbandono della professione da parte delle avvocate, che si verifica soprattutto con l’avanzare dell’età. Fino a 34 anni, infatti, le donne rappresentano il 57,2% del campione, contro il 42,8% dei colleghi. Il 7% degli iscritti sono pensionati, circa 16 mila professionisti che hanno redditi considerevoli.

Gli avvocati, donne e uomini, sono tutti mediamente più “vecchi”: dal 2002 a oggi, l’età media complessiva è aumentata di oltre sei anni, passando da 42,3 a 48,9 anni, a conferma di una tendenza ormai strutturale.

Il reddito complessivo Irpef della categoria ha registrato un incremento del 5,6% tra il 2022 e il 2023. Permangono le differenze di genere: il gender gap maggiore si trova in Lombardia, con una differenza tra uomini e donne di 68mila euro, mentre il divario minore si trova in Calabria, con una differenza di 13mila euro, regione in cui sia le donne (17.020 euro) che gli uomini (30.379 euro) hanno i redditi medi minori d’Italia. Sono molte le avvocate, più dei colleghi uomini, che hanno una percezione negativa della propria situazione professionale: il 27,5% la definisce molto critica e il 30,4% abbastanza critica, per un totale di oltre il 57% che vive condizioni di difficoltà.

Nota positiva, il “Pil” dell’Avvocatura è in crescita ed ha superato i 10 miliardi, nonostante sia diminuito il numero degli iscritti. E’ cresciuto anche il numero degli avvocati che comunicano a Cassa i loro redditi ed è aumentato, seppur di poco, il reddito dei legali che si collocano nelle fasce reddituali più deboli.

Leggiamo nel Rapporto che oltre sei professionisti su dieci esercitano la professione in studi condivisi, in tutto o in parte, con altri colleghi o altri professionisti. Pochi gli avvocati che hanno la proprietà dello studio: sono il 10,7% degli uomini e il 5,5% delle donne.  Il 25,4% degli intervistati lavora in uno studio privato senza ospitare altri colleghi, mentre il 34,2% non condivide lo studio in alcun modo. L’attività da casa, spesso in modalità smart working, interessa quasi il doppio delle donne rispetto agli uomini, con l’11,3% delle avvocate che sceglie questa soluzione, contro il 6,4% degli avvocati.

nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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