MENO ASTENSIONI E PIU’ TUTELA DEI DIRITTI: DE TILLA PERMETTENDO
di Aldo Scaringella
Negli ultimi due giorni della settimana lavorativa, giovedì e venerdì 23 e 24 febbraio, Maurizio De Tilla, il masaniello travestito da avvocato, ha portato in piazza dei presunti avvocati italiani. Questo dice lui. Per quanto mi riguarda, conoscendo tanti avvocati, non mi risulta ci siano stati cortei di gente, impugnante rosse bandiere dell'Oua, che di solito è invece più impegnata a lavorare che a protestare.
Ammettiamo che davvero gli avvocati abbiano protestato astenendosi dalle udienze, ossia scioperando, gli aspetti da considerare sono due: di opportunità e di status. Nel primo caso chiunque legga di avvocati che si astengono può tranquillamente infischiarsene e cercarsi un avvocato più bravo, meno costoso, più efficiente e più giovane. Anzi l'invito a tutti i cittadini è proprio questo. Chi si astiene viene meno alla tutela del diritto di difesa dei cittadini e come tale va considerato: irresponsabile e non degno di avere la fiducia dei clienti. Nel secondo caso mi chiedo se, in quanto libero professionista, un avvocato possa intraprendere azioni di questo tipo. La mia risposta è che ogni libero professionista fa quello che vuole, nel senso che in quanto tale, se un giorno non vuol lavorare, è libero di non farlo. Ma da questo a proclamare sollevazioni a livello nazionale c'è una bella differenza.
Maurizio De Tilla come un novello Maurizio Landini? In comune con il leader della Fiom il nostro avvocato ha il nome di battesimo e forse l'animo da sindacalista. Non sono un sostenitore dei sindacati, che talvolta da difensori dei diritti si trasformano in freno per l'evoluzione e la crescita del paese. Ma fra i due Maurizi, scelgo Landini, coerente con se stesso, con il suo ruolo e soprattutto con la difesa dell'anello debole del circuito produttivo.
Gli avvocati che De Tilla difende sono i più forti, coloro che hanno già rendite di posizione alle quali non vogliono rinunciare con l'alibi della dignità della professione. Quelli giovani, hanno bisogno di lavorare, di trovare mercato e di essere competitivi sul prezzo e sulla qualità, efficienti e vicini ai propri clienti.
Caro presidente De Tilla, faccia per favore l'avvocato. Il sindacato è un'altra cosa e il diritto allo sciopero non appartiene agli avvocati. Il dovere alla tutela dei diritti e il diritto alla difesa dei cittadini si. Venire meno a questo dovere significa abdicare alle proprie responsabilità civili e costituzionali. E forse un avvocato questo dovrebbe capirlo. Buona domenica