Maradona, diritto al Genio e alla Bellezza
La scomparsa di Diego Armando Maradona è un evento globale. Una morte che riguarda tutti. La fine di una storia che ha travolto il mondo dello sport e non solo. Come ogni gigante, questo uomo alto un metro e sessantacinque e capace di trasformare un pallone e un gesto atletico in un’opera d’arte, ha imposto la sua vicenda non solo agli appassionati di calcio ma anche a quelli di diritto.
Legalcommunity vuole ricordarlo pubblicando un estratto del Processo a Diego Armando Maradona La Mano de Dios dato alle stampe lo scorso settembre da Edizioni Lucerne e firmato da Claudio Botti, Flavio Tranquillo e Antonio Salvati. Il volume racconta un processo immaginario al pibe de oro per quel gol di mano segnato contro l’Inghilterra durante il mondiale del 1986. Un fatto di sport. Ma non soltanto. perché «Condannare Diego Armando Maradona per quel gol di mano ai mondiali messicani del 1986 significa semplicemente negare al mondo intero il diritto al Genio e alla Bellezza». Quello che segue è uno stralcio della difesa del campione scritta da Claudio Botti, già presidente della Camera Penale di Napoli e vice presidente nazionale dell’Ucpi.
… Maradona non era più solo il capitano della Nazionale argentina, ma si era trasformato nel simbolo di ogni desiderio di riscatto. Un novello Spartaco, un Masaniello; l’uomo delle periferie povere di Buenos Aires diventa il predestinato che sfugge alla condanna della miseria, il grumo di ossa e sangue piovuto sul mondo per giocare al calcio e per dare una lezione agli avversari di una guerra. Un regalo straordinario a tutti gli appassionati di questo sport.
La poesia di un dribbling che partendo da centrocampo semina gli avversari come birilli ed entra in rete con la palla attaccata al piede. Un vero e proprio orgasmo collettivo, senza dubbio il gol del secolo! Dopo la partita, fuori da ogni ipocrisia e con straordinaria e sagace prontezza, a quelli che gli chiedevano se il primo gol fosse regolare rispose che l’aveva realizzato «un poco con la cabeza de Maradona y un otro poco con la mano de Dios».
Certo, il gol sarebbe stato da annullare perché violava una regola fondamentale del calcio, ma va anche detto che è difficile vedere un gol di mano così perfetto, che sembra non tradire affatto quella regola, ma quasi accarezzarla, rendendola inefficace con la qualità del gesto.
La trasgressione di una qualsiasi regola di diritto positivo comporta sul piano giuridico la sopportazione della sanzione, una volta che la trasgressione venga rilevata. Laddove ciò non accada, però, la trasgressione non è passibile di processo perché ne residuerebbe solo una valutazione etica e morale ma non giuridica. Dunque, un diritto naturale può ben configurarsi a trasgredire la regola di diritto positivo vigente restando impunito; fermo restando, tuttavia, che, ove la trasgressione sia invece rilevata, chi l’ha commessa sa che dovrà soggiacere alla sanzione prescritta.
Confondere etica e diritto, in definitiva, è proprio degli ordinamenti totalitari, nei quali il diritto naturale del despota, la sua etica, si impone a tutti. Negli ordinamenti democratici le due aree restano – e devono restare – saldamente separate. E la possibile trasgressione della regola, conoscendosi il rischio della sanzione, è in sostanza garanzia di libertà.
La mano de Dios rappresenta la testimonianza ed è efficace metafora della possibile trasgressione impunita: che è garanzia della libertà, perché vissuta nella piena consapevolezza del rischio di sopportare la eventuale sanzione prescritta. Del resto, ogni regola giuridica è posta per rendere possibile la convivenza, per servire gli uomini, non per renderli schiavi. Quando si avverte che la norma tradisce il suo scopo, si può eticamente accettare la sua trasgressione. Qualunque disapplicazione intelligente di una regola può rappresentare un esercizio virtuoso e non necessariamente un deprecabile vizio.
Altrettanto può dirsi – come si intuisce – di un colpo di destrezza che trasgredisce la norma tentando di eludere la relativa sanzione, nella piena consapevolezza, però, del rischio di incorrervi. Da un punto di vista etico ci si dividerà sempre: chi approverà lo scopo per il quale si è tentata (con successo) la trasgressione la considererà virtuosa e commendevole; chi non lo approverà la considererà biasimevole e disonorevole.
Per un argentino battere l’Inghilterra era lo scopo. Riuscirci, anche attraverso una trasgressione realizzata in maniera capace di eludere la sanzione del diritto positivo vigente, può perfettamente costituire l’espressione di un diritto naturale minoritario che riesce per una volta a “interrompere” il dominio incontrastato della odiosa maggioranza. Insomma, quando la violazione della regola rasenta la genialità per credibilità e destrezza, quando la giustificazione pubblica di quel gesto è intelligente e non ipocrita e, soprattutto, quando si è capaci di risarcire immediatamente il danno, realizzando il più bel gol della storia del calcio, non si può condannare, ma neanche solo processare, il più leale calciatore mai esistito, perché la condanna rappresenterebbe solo una assurda e ingiustificata sanzione morale.
Credo di aver fornito già prove della genialità di Maradona Diego Armando, ma forse è necessario tornare su questo punto. …