M&A, DOPPIO CROLLO NEL PRIMO TRIMESTRE
Gli studi italiani? Da cercarsi con il lanternino. L’M&A è sempre più internazionale. E, caso strano, le insegne che si aggiudicano i mandati più ricchi sono sempre più spesso quelle di law firm che non hanno nemmeno una presenza diretta in Italia.
?La tendenza, già evidenziata sul numero 2 di Mag by legalcommunity.it, si nota con maggiore evidenza se si guarda il risultato dell’attività sul fronte delle fusioni e acquisizioni nel primo trimestre del 2014 che emerge dalle elaborazioni curate da legalcommunity.it sui dati di MergerMarket.
Se si considerano i primi 10 studi per valore delle operazioni seguite tra gennaio e marzo 2014 il dato è sconcertante: l’unico italiano presente in classifica è Pavisi Gitti Verzoni che, neanche a dirlo, è decimo.
Il computo sale a 4 se si contano anche le sedi italiane di studio internazionali. In questo caso, nell’elenco rientrano Baker & Mckenzie, al primo posto con tre deal per un valore complessivo di 2,907 miliardi di euro; White & Case, al sesto posto grazie a quattro operazioni per un valore totale di 2,2 miliardi; seguito a ruota da Clifford Chance a cui sono ascritti 4 mandati per 2,153 miliardi di euro.
IL DOPPIO CROLLO RISPETTO AL 2013. La fotografia dello stesso periodo nel 2013 è totalmente diversa. Nella classifica dei primi 10 studi legali attivi nell’M&A in Italia tra gennaio e marzo dell’anno scorso, infatti, gli italiani erano uno su due e se nel computo si consideravano anche le law firm internazionali con una presenza diretta nella Penisola, il dato saliva a 8.?
Nel confronto con il primo trimestre del 2013 è interessante osservare anche il netto calo del valore delle operazioni ovvero il crollo del numero di big deal presenti sul mercato.
A marzo 2013, per esempio, guidava la classifica per valore delle operazioni di M&A seguite lo studio Bonelli Erede Pappalardo che aveva all’attivo 5 deal per 5,9 miliardi di euro. Mentre quest’anno, la vetta della classifica del primo trimestre, come già osservato, se l’aggiudica Baker & Mckenzie con 2,9 miliardi. I cosiddetti big deal, ovvero le operazioni da 500 milioni di euro in su, si contano sulle dita di una sola mano. Solo due operazioni. Si tratta dell’acquisizione, ancora in corso di 127 gallerie commerciali di Klepierre da parte di Carrefour (leggi l’articolo sul ritorno del real estate in questo numero di Mag by legalcommunity) e della conquista del rimanente 41,5% di Chrysler da parte di Fiat. In quest’ultimo, ovvero maggiore dei due con i suoi 2,651 miliardi di valore, però, non ha agito alcuno studio Italiano. Nè per Fiat, che si è fatta assistere da Sullivan & Cromwell, né per il gruppo automobilistico di Detroit.
CHIOMENTI GUIDA LA CLASSIFICA PER VOLUME. Per avere un’idea più veritiera di chi abbia “fatto” il mercato dell’M&A in Italia nel corso del primo trimestre del 2014, quindi, non resta che analizzare la classifica per numero di operazioni seguite. Sul podio ci sono Chiomenti, con sei operazioni per 862 milioni di euro, seguito da Nctm con altrettanti deal ma per un valore di 49 milioni mentre al terzo posto c’è d’Urso Gatti e Bianchi con 5 deal all’attivo per 962 milioni….CONTINUA
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