M&A: CHIOMENTI PRIMO PER VALORE E NUMERO DI OPERAZIONI

di Aldo Scaringella

Sono usciti anche quest'anno i ranking di Merger Market. Ranking per chi non lo sapesse, che contando tutte le operazioni di M&A su cui uno studio è stato presente, e il loro valore, attribuisce una posizione in classifica ai vari advisor legali che hanno prestato assistenza su operazioni in cui la target è italiana. Le classifiche, dicevamo sono due: per valore e numero delle operazioni. In entrambi i casi al primo posto troviamo Chiomenti, che per valore fa un salto di 10 posizioni rispetto al 2010 e per numero di operazioni conferma la posizione dell'anno precedente. Sul podio a seguire, per valore Bep e D'Urso Gatti e per numero Gop e Bep. I podi danno due possibili chiavi di lettura. I tre magic circle italiani, viste le dimensioni, sono in grado di lavorare su tante operazioni in contemporanea. Chiomenti e Bep oltre che sul numero di operazioni puntano anche sul loro valore, potendo probabilmente tenere un posizionamento di prezzo più alto. Ai tre grandi si aggiunge lo studio D'Urso Gatti, che proporzionalmente alle proprie dimensioni, almeno rispetto ai tre grandi, ha seguito un numero elevatissimo di deals, come del resto nel 2010, passando però per valore delle operazioni quest'anno dal ventunesimo al 3 posto potendosi posizionare sul mercato del M&A a livello strategico più in alto rispetto all'anno precedente e con un probabile margine più alto e una maggiore ottimizzazione delle risorse. A seguire per valore: Sullivan & Cronwell, Freshfields, Gop, Bredin Prat, Legance, A&O, Clifford Chance, Cleary, Shearman & Sterling, Allens Arthur Robinson, Gilberti Pappalettera Triscornia e Willkie Farr. Per numero: D'Urso, Pedersoli, Nctm, Freshfields, Clifford Chance, Latham, Dewey, Orrick, DLA, Cleary, Giliberti Pappalettera Triscornia e Baker McKenzie. Questi ranking, più che per l'elenco di nomi, sono significativi, a saperli leggere e a conoscerne i criteri di compilazione, per le considerazioni possibili in termini di trend di posizionamento degli studi. Scorrendo i nomi è facile capire come chi abbia fatto quantità senza aver fatto valore probabilmente ha preso operazioni piccole, magari tante, facendo girare la macchina, ma con margini non elevatissimi. Un altra considerazione riguarda i criteri di compilazione: sicuramente c'è un valore minimo delle operazioni che oscilla fra i 5 e i 10 milioni di dollari, operazioni di valore inferiore non sono comunicabili; la presenza di studi stranieri non presenti in Italia è motivata dal target italiano delle operazioni, per esempio un'azienda francese acquisisce un'azienda italiana avvalendosi di Bredin Prat. Stesso discorso vale per Allens Arthur Robinson e Sullivan & Cronwell. Per gli studi internazionali, solo per maggiore chiarezza a vantaggio di tutti i lettori, il coinvolgimento talvolta nasce da pareri dati in altri uffici ad advisor finanziari stranieri coinvolti sul deal, e che per il criterio della nazionalità della target, vengono attribuiti alle sedi italiane dello studio. Dalla lettura si possono ricavare due conclusioni, una di sistema e una sul mercato legale: la presenza di studi stranieri in classifica è un segno di impoverimento del sistema paese nella sua struttura industriale. E gli studi operanti in italia, domestici e internazionali, devono probabilmente con un po' di umiltà fare riflessioni di posizionamento ancor più approfondite di quelle fatte finora. Poche grandi operazioni e troppe grandi studi, non sempre nelle prime posizioni per valore, e quindi con strutture enormi poco ottimizzate. Altri grandi studi, come numero di professionisti, assolutamente assenti. Analisi del mercato e successive azioni sono richieste. Il mercato le richiede.

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