L’odcec Milano sulla spesa pubblica

Se è difficile tagliare la spesa pubblica, è ancor più difficile ridurla in modo intelligente e senza compromettere la qualità dei servizi. A questa questione cruciale, una delle più urgenti per l’economia del nostro paese, ha voluto dare risposte concrete il decimo Convegno nazionale sulle Garanzie e Tutele Sociali “Spendere meno, spendere meglio: proposte per una spesa pubblica di qualità” di ODCEC di Milano tenutosi oggi presso l’Università Bocconi (vedi materiali allegati). Aprendo i lavori Alessandro Solidoro (in foto), presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano ha voluto sottolineare come sia ormai largamente condivisa la considerazione che in Italia la spesa pubblica sia troppo elevata rispetto alle capacità produttive del Paese e induca una pressione fiscale tale da compromettere la competitività del Paese stesso. Condivisione non c’è però sulle “ricette”, divise tra gli approcci più “liberisti” (che da meno spesa fanno discendere meno tasse e più sviluppo) e quelli più “sociali” (che sottolineano gli effetti socialmente penalizzanti dei tagli e l’opportunità di scongiurarli attraverso il più incisivo recupero dell’evasione). Il convegno punta a un’analisi complementare, non sull’entità della spesa, bensì sulla sua qualità e quindi sugli strumenti e sugli attori che possono utilmente concorrere al suo efficientamento. Elio Borgonovi, portando il saluto dell’Università Bocconi ha voluto dare una sua rilettura del titolo “Spendere meglio per spendere meno, che si basa sull’ipotesi di una relazione prevalente di causa-effetto in quanto: sono le caratteristiche della gestione (“spendere meglio”) che determinano i valori (“spendere meno”, ossia riduzione della spesa o contenimento del suo aumento per consentire il rispetto del Fiscal Compact); sono le somme (le voci di entrata e di spese) che fanno il totale (disavanzo al di sotto della soglia fatidica del 3% o del pareggio di bilancio, quando l’economia tornerà in condizioni di normalità) e non viceversa, ossia il vincolo del deficit che può migliorare gli addendi algebrici.” Piero Giarda, docente dell’Università Cattolica di Milano, ha ricordato i risultati di un’indagine realizzata sulla politica di bilancio negli anni dal ’91 al 2011. “Due decenni che presentano, ha affermato Giarda, forti analogie. L’incremento della pressione fiscale è lo stesso nei due decenni: +1,90 punti percentuali di PIL, come identica è la dinamica della spesa pubblica: il suo tasso di crescita medio annuo in termini reali è pari sempre a +1,0%”.Tra gli elementi rilevanti “la progressiva perdita di sovranità in materia di politica di bilancio con l’introduzione delle regole europee sul pareggio strutturale di bilancio; l’accelerazione dell’ingresso nell’Unione Monetaria; il mito che la riduzione delle aliquote d’imposta potesse generare aumenti di reddito e di gettito; il progressivo abbandono di basi imponibili ampie e di aliquote basse; politiche significative di riduzione della spesa pubblica, messe in atto all’inizio del primo decennio e negli anni 2010-2011; un forte aumento della spesa sanitaria e la corrispondente riduzione della spesa per l’istruzione”. Dopo l’intervento di Luigi Giampaolino che ha presentato un’analisi dell’attuale spesa pubblica in Italia, Giovanni Valotti, ordinario di economia delle aziende e delle amministrazioni pubbliche e prorettore per i rapporti istituzionali della Bocconi, ha presentato i risultati della ricerca svolta per ODCEC di Milano. “Questa ricerca evidenzia i vantaggi di un allineamento delle p.a. italiane alle migliori esperienze internazionali”, ha spiegato Valotti. “Sistemi di misurazione e valutazione evoluti sono in grado di produrre tagli ragionati di spesa, capaci di eliminare gli sprechi senza ridurre i livelli di servizio per i cittadini. Le proposte avanzate sono concretamente praticabili e assicurerebbero miglioramenti dell'efficienza delle amministrazioni e della qualità delle politiche pubbliche”. “La trasparenza è un potente strumento di accountability per rappresentare risultati e influenzare comportamenti, ma non è sufficiente”, ha aggiunto Greta Nasi, direttore dell’Area public management and policy della SDA Bocconi. “Per produrre i suoi effetti deve essere anche in linea con gli interessi degli stakeholder e deve essere accessibile. I Comuni italiani sono formalmente accessibili on line, ma le informazioni che i cittadini percepiscono come più utili non sono necessariamente pubblicate. Inoltre, guardando alla trasparenza finanziaria, 27,31% delle informazioni pubblicate sono difficilmente fruibili entro tre click, percentuale che cresce al 42,52% se guardiamo alle informazioni sui servizi”. Paola Bilancia dell’Università degli Studi di Milano ha approfondito l’evoluzione della disciplina della responsabilità. Per Ciro D’Aries e Giuseppe Munafo’, presidente della Commissione Enti pubblici e consigliere ODCEC Milano “l’aspetto finanziario – e quindi la spesa pubblica – dovrebbe rappresentare il fattore “strumentale” rispetto agli obiettivi che devono connaturare lo svolgimento di un servizio pubblico. In questo difficile approccio, non bisogna tralasciare la possibilità dell’adozione di metodologie innovative di tipo informativo-contabile tendente a “qualificare” la spesa pubblica già in via preventiva, consentendo in itinere l’attivazione sistemica di efficaci strumenti di controllo”. Per Luca Antonini, capo Dipartimento delle riforme costituzionali della Presidenza del Consiglio, “nell’ultimo periodo sono stati elaborati strumenti come i fabbisogni standard per la spesa comunale (i costi standard sugli acquisti di beni e servizi potrebbero essere introdotti, peraltro, anche a livello della amministrazione centrale) che possono aprire una nuova prospettiva di accountability e avviare processi di valorizzazione delle sinergie tra pubblico e privato. Gli ambiti di applicazione del principio di sussidiarietà sono molteplici, aprendo una direzione nuova anche nel processo di riduzione della burocrazia. Non per sostituire lo Stato ma per sgravarlo da funzioni che possono essere efficacemente svolte da soggetti della società civile. E’ possibile rivalutare in chiave di sussidiarietà il ruolo delle professioni, potenziando e valorizzando una direzione che nel nostro ordinamento in tempi recenti è già maturata, ma solo parzialmente”. Con la presenza dei loro massimi rappresentanti, le istituzioni politiche territoriali Comune e Provincia hanno mostrato interesse per il messaggio intervenendo alla tavola rotonda pomeridiana, moderata da Laura Longo di RaiNews24, dove si sono confrontati Giuliano Pisapia, Guido Podestà, Paolo Martinello, Alessandro Solidoro e Giovanni Valotti; la chiusura è stata affidata a Luigi Pagliuca. Responsabilizzare i conti di spesa, promuovere azioni capillari e diffuse di efficientamento, valutare le performance delle pubbliche amministrazioni anche con giudizi sulle qualità della gestione non solo si può, ma si deve fare, quale premessa conoscitiva per spendere di meno e per produrre servizi più utili e mirati. A giudizio dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti contabili di Milano una trasparenza efficace nella forma e utile nei contenuti si traduce in un valore per l’Amministrazione anche sul piano della legittimazione e non solo su quello – parimenti importante – della performance, rendendo la Pubblica Amministrazione più trasparente, vicina e gradita agli occhi dei cittadini e delle imprese che ne pagano i servizi. Questo il contributo, emerso anche nella mozione finale rivolta al legislatore, che l’Ordine dei Commercialisti di Milano ha voluto dare quest’anno alla collettività: promuovere l’efficienza della spesa pubblica misurandone costi e benefici: la categoria è pronta a fornire il necessario contributo tecnico e professionale.

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