Lipani Catricalà vince per Ama il “lodo Colari”
Ama, la società municipalizzata dei rifiuti di Roma, assistita dallo studio Lipani Catricalà&Partners, ha condotto e vinto l’arbitrato contro il Consorzio Colari di Manlio Cerroni che aveva richiesto un risarcimento danni di circa 900 milioni di euro per il mancato conferimento nei propri impianti di Trattamento Meccanico Biologico di Malagrotta dei rifiuti indifferenziati prodotti dalla Città di Roma.
Nel giudizio arbitrale, iniziato a novembre 2012, per Ama è stato coinvolto un team composto da Damiano Lipani (nella foto), Luigi Mazzoncini e Giorgio Mazzone, dello studio Lipani Catricalà & Partners, nonché fino a dicembre 2013 Natalino Irti e da novembre 2014 Luigi Pellegrino.
Il contenzioso si inserisce in un complesso contesto normativo ed industriale nel quale il Gruppo Cerroni, di cui fa parte Colari, è stato per oltre 30 anni prima l’unico e poi il principale operatore nella gestione dei rifiuti del territorio di Roma Capitale ed al di fuori del quale non è permesso portare i rifiuti indifferenziati in applicazione dei principi di prossimità ed autosufficienza previsti dalla normativa comunitaria, nazionale e regionale.
Il giudizio arbitrale ha avuto origine da un contratto stipulato nel 2009 per una durata di sei mesi e dalla relativa pretesa dell’operatore privato di ottenere da Ama, alternativamente, un co3ntratto almeno decennale e per una quantità di rifiuti garantita, che gli permettesse il rientro degli investimenti, o il risarcimento del mancato guadagno e dei costi sostenuti per la realizzazione sia degli impianti di trattamento dei rifiuti indifferenziati sia del gassificatore di Malagrotta, ad oggi ancora non in esercizio, a cui poteva essere destinato il Cdr (Combustibile da Rifiuto) prodotto da detti impianti.
Il Collegio Arbitrale, presieduto da Guido Alpa e composto anche da Francesco Marotta e Andrea Zoppini, dopo un’iniziale presa di posizione (con il lodo parziale del luglio 2014) in forza della quale aveva ritenuto, peraltro non all’unanimità, di poter equiparare l’interesse pubblico a quello privato nell’esecuzione di un servizio pubblico, così ipotizzando un’aspettativa di Colari ad un contratto di lunga durata, con il lodo definitivo ha comunque escluso qualsiasi nesso di causalità tra tale aspettativa ed il preteso danno di Colari per circa 900 milioni di euro.