L’enigma crypto: l’analisi di Bonolis (Cms)

di giuseppe salemme

Quando Edward Snowden decise di rivelare al mondo l’esistenza di un formidabile apparato di sorveglianza di massa a disposizione del governo degli Stati Uniti, realizzò ben presto di trovarsi di fronte a uno scoglio quasi insormontabile.

L’obiettivo, a suo dire, era alzare l’attenzione dell’opinione pubblica su quelle pratiche e permettere ai cittadini americani di esprimersi sull’opportunità del loro utilizzo. Il punto è: come? Come è possibile rendere comprensibile alle masse una materia così complessa e pregna di tecnicismi? Non ci si può chiaramente aspettare che tutti sappiano cos’è un metadato, come avviene un’intercettazione telefonica o come i nostri dati personali vengano spostati tra server distanti migliaia di chilometri senza che noi ce ne accorgiamo. Lo stesso Snowden in un’occasione si pose il problema: «Come è possibile comunicare nello spazio di pochi secondi nozioni la cui comprensione richiede anni di studio?»

Ebbene, un problema molto simile lo vive quotidianamente chiunque si occupi del “mondo crypto”. Il fenomeno è oggi tra i più rilevanti, e tutto fa pensare che in ottica futura lo sarà sempre di più. Ma comprenderne davvero la portata e il funzionamento significa combinare conoscenze tecnologiche, informatiche, finanziarie. E anche legali: su queste pagine diamo spesso la parola a professionisti impegnati ad assistere player del settore crypto su temi regolamentari, qualificatori o fiscali, tutt’altro che secondari per un ecosistema così innovativo.

Paolo Bonolis è uno di questi: in qualità di partner responsabile del dipartimento di diritto bancario e finanziario di CMS, negli ultimi anni si è costruito un’expertise in fatto di crypto-assets. La sua chiacchierata con MAG arriva peraltro in un momento particolare, quello di una sorta di prima mini-crisi del settore: il crollo della stablecoin TerraUSD (evidentemente non così stabile), nelle scorse settimane, ha portato l’intero mercato criptovalute a bruciare l’equivalente di 200 miliardi di dollari in un giorno, portando il Bitcoin al valore più basso degli ultimi sedici mesi; nello stesso periodo si è inoltre registrata la prima, grande contrazione del mercato degli NFT, che dallo scorso settembre ha visto il numero di transazioni quotidiane crollare del 92%.

Ennesime riprove dell’estrema volatilità di un mercato con potenzialità “di sistema” (potenzialità di cui il “metaverso” dovrebbe rappresentare la massima espressione futura), ma ancora acerbo e instabile. E che proprio per questo è oggetto di tentativi di regolamentazione di varia natura: tutti essenzialmente diretti a tutelare le posizioni di chi investe nei crypto-assets, sempre molto rischiose data la natura decentralizzata della blockchain (la piattaforma su cui avvengono le transazioni).

Parliamo di tentativi perché si tratta chiaramente un compito non facile. Ma, se si nuota in questo mare, alla complessità bisogna farci l’abitudine.

Avvocato Bonolis, partiamo dalle vicende di questi giorni: cosa succede? Qualcuno parla di “bolla scoppiata”…

Si tratta di situazioni del tutto inesplorate. Per forza di cose: la materia è innovativa e, al di là di qualche analogia con il mondo della finanza tradizionale, le dinamiche che la muovono sono completamente diverse.

Una criptovaluta in teoria “stabile” come TerraUSD è praticamente scomparsa dall’oggi al domani. Si parla di circa 60 miliardi di dollari volatilizzati in poche ore. Come è potuto succedere?

Si è trattato di una grave anomalia. Il meccanismo che rendeva TerraUSD uno “stablecoin” (una criptovaluta “ancorata” ad un valore costante, ndr) prevedeva l’interazione continua tra due token distinti, Terra e Luna, che in questo modo riuscivano a “bilanciarsi” e mantenere la parità costante rispetto al dollaro. A causa di alcune grosse transazioni, che hanno portato a un forte ribasso di una delle due criptovalute, gli algoritmi che regolavano quella parità sono saltati, e non sono riusciti più a svolgere la funzione di “ancoraggio”.

Una vicenda che fa il paio con la contrazione del mercato degli NFT. Dobbiamo parlare di crisi del mondo crypto?

Non parlerei di crisi. Certo, il settore sembrava in ascesa irrefrenabile; ma sono problemi inevitabili in un sistema decentralizzato e privo di autorità regolatorie. I movimenti del mercato sono scanditi da smart contracts, ad esecuzione automatica, e questo ha pro e contro: non potendo intervenire alcuna authority a sistemare le cose quando qualcosa va storto, il sistema dovrebbe autoregolarsi.

Ci sono però diversi sforzi da parte dei governi tesi a regolare almeno in parte l’operato di chi si muove in questo mercato…
Quello regolamentare è uno dei fronti che seguiamo di più. Il Mef ha da poco emanato il decreto che prevede…

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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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