Legance, una governance per l’istituzionalizzazione
L’ultimo anno, per Legance, è stato un anno record. L’ennesimo verrebbe da dire. Ma i dati riescono a essere più eloquenti. Il fatturato dello studio è passato da 102 a 123 milioni di euro (+20,6%). Il numero complessivo dei professionisti è cresciuto dell’11% superando abbondantemente il tetto dei 300, mentre i soci sono diventati 73 (+12%).
Il 2022? «Per ora molto bene, ma il contesto economico e politico internazionale non autorizza previsioni ottimistiche». A parlare è il managing partner dello studio, Alberto Maggi, 61 anni, in occasione di alcune importanti novità nella governance dello studio che ha appena rinnovato il suo comitato di gestione e che continua a lavorare alla sua istituzionalizzazione. Più che alla strada della societarizzazione, questa sfida sarà affrontata attraverso una gestione rigorosa del passaggio generazionale.
Ecco che cosa ha raccontato a MAG l’avvocato.
Avvocato Maggi, in Legance avete da poco rinnovato il comitato di gestione: chi ne fa parte? Che durata avrà l’incarico? Chi è alla prima esperienza?
Anche in occasione di questo rinnovo del comitato di gestione di Legance si è rispettata la prassi che prevede sia la non eleggibilità oltre il secondo mandato consecutivo, sia la continuità nella carica di tre componenti su cinque. Ad essere eletti per un mandato che avrà durata triennale sono stati, oltre a me in qualità di Managing Partner, Filippo Troisi e Andrea Giannelli, nonché Claudia Gregori e Andrea Botti, questi ultimi alla loro prima esperienza.
La vostra governance prevede la figura dei coadiutori? Da quando esiste questo ruolo e come interagiscono con il consiglio di gestione?
Sin dalla costituzione dello studio il managing partner e il comitato di gestione si sono avvalsi del supporto di soci esterni all’organo per l’assolvimento di compiti che presuppongono specifiche competenze professionali, così come per progetti speciali. Con l’istituzione delle figure dei coadiutori si è voluto invece creare un nucleo di risorse di cui il comitato di gestione potrà avvalersi con continuità e stabilità, in particolare in attività o su progetti di particolare impegno.
Chi ricopre ora questo ruolo?
Si tratta di Tommaso Bernasconi, Gabrile Capecchi, Francesco Florio, Giacomo Gitti, Daria Pastore e Vittorio Pozzi.
Quali sono i loro compiti?
Normalmente si tratta di compiti che presuppongono un’attività di approfondimento e di analisi, che i coadiutori sono chiamati a svolgere per poi affiancare il comitato di gestione nella fase decisionale, che è un aspetto fondamentale. In questo modo si vuole, da un lato, aumentare la capacità di lavoro del Comitato di Gestione e, dall’altro lato, trasferire in modo graduale ma costante a un certo numero di soci più giovani quello che rappresenta il metodo gestionale che lo studio ha elaborato nel tempo.
Legance ha cominciato da qualche anno a parlare di passaggio generazionale. Perché?
Lo statuto di Legance prevede sin dalla costituzione dello studio che il rapporto associativo cessi con il compimento del 65° anno di età. Chi ha dato vita a Legance ha voluto creare uno studio istituzionale, come tale capace di superare le vite professionali dei fondatori. La presenza nello statuto di questa regola rappresenta quindi una delle componenti più importanti dell’intero progetto ed essa sarà rispettata in modo puntuale, attraverso la necessaria programmazione, che è già in corso.
Cosa vuol dire, in questo senso, lavorare alla istituzionalizzazione dello studio?
Significa continuare a…
PER PROSEGUIRE LA LETTURA CLICCA QUI E SCARICA LA TUA COPIA DI MAG