LEGALI, LEGGENDE DA SFATARE PRIMA DEL PROCESSO ALL’AVVOCATURA
Avvocati in trincea. Gli albi scoppiano. I redditi calano. La politica è sempre più lontana. E l’opinione pubblica sembra non avere alcuna pietà per una categoria che continua a essere puntualmente additata come la responsabile del cattivo funzionamento della Giustizia. Ma quante di queste "accuse" sono fondate? Quanti dei luoghi comuni sulla "casta" forense hanno una base di verità e quanti, invece, si alimentano di un mito che appartiene più alla cinematografia o alla letteratura che non alla realtà?
Di tutto questo si parla il prossimo 27 marzo al "Processo all'avvocatura" organizzato da legalcommunity.it e ospitato nell'auditorium dello studio La Scala di milano (clicca qui per partecipare gratuitamente).
In vista dell'evento Mag by Legalcommunity ha provato a capire quanto ci sia di vero in questi luoghi comuni e quanto no. Ecco 10 domande a cui abbiamo provato a dare risposta.
Gli avvocati italiani sono troppi? Le toghe italiche sono 233.852. Dopo anni di incertezza sul numero, finalmente, le istituzioni forensi hanno prodotto un dato. Ma cosa significa? Difficile dirlo in senso assoluto. Allora proviamo a guardare il rapporto con il numero di cittadini. In Italia abbiamo un avvocato ogni 255 abitanti. Ma ogni regione fa storia a sé. In Calabria c’è un legale ogni 150 abitanti. In Valle d’Aosta, invece, ce n’è uno ogni 1.719.
L’Italia è il Paese più togato d’Europa? Qui non si scappa. Parlano le cifre. Da noi, come detto, c’è un avvocato ogni 255 abitanti. In Spagna, la media è di uno ogni 260. In Gran Bretagna, c’è un legale ogni 360 abitanti. In Germania un rechtsanwalt ogni 512 cittadini. Per non parlare della sempre tanto invocata Francia dove les avocats sono addirittura 1 ogni 1.222 abitanti. Anche se le facoltà di legge pullulano d’iscritti (200.000). E 8 su 10 vogliono diventare avvocati.
Gli avvocati sono una casta borghese benestante? Forse era vero in passato. Nel 1985 gli iscritti agli albi erano 38mila. Oggi, come visto, sono sei volte di più. Il reddito medio degli avvocati tra il 1992 e il 2012 si è abbassato del 20%. Cosa significa in pratica? Che un legale, oggi, ha un reddito medio di circa 44.529 euro. Mentre venti anni fa questa somma era pari a 55.500 euro circa. In Italia ci sono circa 86mila avvocati che non raggiungono i 10.300 euro l’anno.
Tanti avvocati, tante cause? Tanti avvocati, tante cause. La tentazione di risolvere il quesito con questa semplice equazione è forte. A novembre 2012, la ministra della Giustizia e avvocata Paola Severino, ha ricordato che «con 2,8 milioni di cause in ingresso, in primo grado, l’Italia è seconda soltanto alla Russia» nella classifica dei Paesi europei più litigiosi stilata dal rapporto internazionale Cepej. «Questo fenomeno determina un ulteriore intasamento del sistema».
L’arretrato giudiziario è colpa dei legali? Secondo gli ultimi dati del ministero della Giustizia, in Italia ci sono 9 milioni di cause pendenti. Il che, solo nel 2013, ha prodotto un debito finanziario di 387 milioni legato alla «irragionevole durata» dei processi. Per il Cnf, questo arretrato è conseguenza delle 17 modifiche del codice di procedura civile intervenute negli ultimi 7 anni. Uno «tsunami» di norme che ha ingolfato il motore della macchina della Giustizia.
Gli avvocati sono una lobby? Il tempo servito a ottenere la riforma della legge professionale del 1933 basterebbe a rispondere a questa domanda. Gli avvocati sono tanti e divisi. Organizzati in decine di associazioni. Spesso in concorrenza tra loro. Gli stessi vertici nazionali della professione hanno una doppia rappresentanza: istituzionale (Cnf) e politica (Oua). Questa divisione interna alla categoria la rende meno capace di agire come unico gruppo d’interesse.
Gli avvocati sono protetti dalla politica? PER LEGGERE IL RESTO DELL'ARTICOLO CLICCA QUI E SCARICA GRATIS MAG BY LEGALCOMMUNITY