di nicola di molfetta
Studio legale. Ma anche palestra tecnologica. Cresce la tendenza delle grandi law firm internazionali ad aprire le porte alle società legal tech. Trasformando (una parte) degli spazi, che un tempo furono d’uso esclusivo per i giuristi, in veri e propri incubatori per aziende che lavorano a prodotti innovativi per gli avvocati e i loro clienti.
Oggi è Slaughter & May ad annunciare il primo gruppo («cohort») di imprese che faranno parte del suo progetto Collaborate.
Si tratta di 6 società. C’è Tabeld che ha sviluppato una piattaforma che aiuta gli avvocati a gestire mandati e progetti assegnando specifici compiti ai professionisti e fornendo in tempo reale una fotografia completa del lavoro che il team legale sta svolgendo. StructureFlow che aiuta avvocati e clienti a visualizzare strutture legali complesse e schemi per le transazioni. E poi, ancora, Clarilis che si occupa di document automation; JUST: Access, sistema di intelligenza artificiale per trascrizioni e relative analisi; Logiak, strumento di supporto alla creazione di codici informatici. E, infine, LitiGate, una piattaforma d’intelligenza artificiale che consente l’inquadramento di un caso e la definizione delle attività da pianificare, giorno per giorno, per affrontarlo.
Lo studio mette a disposizione di ciascuna impresa oltre a una serie di servizi di supporto e assistenza anche i propri avvocati e alcuni clienti per testare i prodotti a cui esse stanno lavorando. L’obiettivo è una collaborazione che possa consentire alle legal tech di sviluppare i propri prodotti e allo studio di individuare dei partner strategici per integrare la propria dotazione tecnologica e migliorare il proprio servizio.
Per Slaughter & May non si tratta di una novità assoluta. A fine 2015 la law firm (best friend inglese dell’italiano BonelliErede) è stata tra i sostenitori di Luminance che, come noto, ha lanciato uno dei primi e più efficienti sistemi di intelligenza artificiale a supporto delle due diligence e di cui detiene una quota del 5%.
Ma il lancio di Collaborate e l’annuncio della prima “corte” legal tech da parte della law firm magic circle consolida una tendenza che ha visto altri player del settore scommettere sulla ricerca e l’avvio di una collaborazione sistemica con aziende del settore. Tra i progetti più rilevanti, possiamo ricordare Fuse, targato Allen & Overy; Nextlaw Lab, di Dentons; e Create+65 a cui ha dato vita Clifford Chance lo scorso dicembre a Singapore.
Per gli operatori italiani si tratta di un trend da studiare. La necessità di sviluppare un assetto legal tech adeguato all’evoluzione della domanda incombe. E le start up non vanno viste più solo come potenziali clienti. Ma anche (se non soprattutto) come possibili partner.