Le donne nel Game of Thrones della finanza italiana
di laura morelli
Nel tv show fantasy Game of Thrones (Il Trono di spade in italiano), le donne dominano la scena. La ribelle madre dei draghi Daenerys Targaryen e la gelida regina Cercei Lannister guidano due delle più importanti fazioni in lotta per la conquista dell’ambito trono e ogni “casata” ha la propria carismatica e potente figura di riferimento, da Sansa Stark della regione del Nord fino alla saggia e pungente Olenna Tyrell dell’omonima famiglia passando per la pragmatica Yara Greyjoy e la vendicativa Ellaria Sand, leader di Casa Martell.
Parliamo di un fantasy, appunto, perché al momento solo in uno scenario di fantasia come quello del film tv le donne sono leader alla pari, e al di sopra, degli uomini. In realtà le cose, sappiamo bene, non stanno proprio così, soprattutto in un settore come quello della finanza. Non si tratta di numeri ma di potere: sul totale della forza lavoro nelle banche, per fare un esempio, le donne rappresentano in alcuni casi anche oltre la metà (sono il 53,8% in Intesa Sanpaolo e il 57,6% in Unicredit, stando ai dati Fabi), ma com’è noto la loro presenza, e quindi rilevanza, diminuisce man mano che si salgono i gradini delle gerarchie, soprattutto in comparti come il corporate e investment banking o il private capital (per non parlare del gap retributivo).
Il trend sta però cambiando e la recente nomina di Stacey Cunningham (43 anni) a presidente del New York Stock Exchange, la prima donna in 226 anni di storia, ne è una chiara dimostrazione. Anche in Italia il “Game of thrones” della finanza al femminile sta prendendo forma e seppur poche, di donne che piano piano hanno assunto crescenti responsabilità arrivando a ricoprire ruoli operativi e manageriali di rilievo ce ne sono.
Guidano dipartimenti, sono deal makers, coordinano l’attività della propria istituzione e alcune sono anche presidenti o amministratori delegati. Sono le donne che ricoprono le posizioni chiave nella finanza italiana, dalle banche alla consulenza, di cui di seguito MAG, sulla base dell’osservatorio quotidiano di financecommunity.it, fa la prima vera e propria mappatura.
Stark, le banche italiane
Un settore fra quelli che più si stanno dimostrando sensibili alla gender diversity è quello bancario anche se, va detto, questa apertura riguarda più che altro il private banking e l’organizzazione interna. Se guardiamo infatti al cib il numero di professioniste rilevate in ruoli di peso scende sensibilmente, sia nelle banche straniere in Italia che in quelle nazionali. In quest’ultimo gruppo, in Mediobanca sono almeno cinque le managing director donne della divisione Cib su poco meno di 50 professionisti…
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