SEDE AUTORITA GARANTE DELLA CONCORRENZA E DEL MERCATO AUTHORITY ANTITRUST

L’Antitrust torna a occuparsi degli avvocati. Nel mirino l’equo compenso

L’Antitrust torna a occuparsi di avvocati. L’autorità garante della concorrenza e del mercato ha, infatti, aperto un’istruttoria sul Consiglio nazionale forense (Cnf) per aver dato ai propri iscritti indicazioni precise sugli emolumenti da richiedere in virtù di quanto stabilito dalla legge 49 del 2023 sull’equo compenso per le prestazioni professionali.

“Il Cnf – si legge nella delibera pubblicata sul bollettino settimanale (CLICCA QUI PER LEGGERLO) – ha indebitamente esteso la portata della legge 49/2023 e veicolato agli iscritti il chiaro messaggio circa l’importanza di attenersi alle regole deontologiche in materia di compensi. In virtù delle prerogative di cui gode in materia deontologica e disciplinare, ha posto in essere azioni idonee a orientare e a incidere sul comportamento economico dei professionisti vigilati, dissuadendoli dal pattuire compensi inferiori ai parametri forensi per non essere attenzionati dal Cnf stesso e incorrere in tali rilievi, anche attraverso le chiare indicazioni in tal senso fornite ai Consigli degli ordini degli avvocati territoriali”.

L’equo compenso non può essere la finestra da cui far rientrare i “minimi” fatti uscire dalla porta con le liberalizzazioni degli anni passati, sembrerebbe essere il messaggio dell’autorità.

Ovviamente non la pensano così gli avvocati e le associazioni che li rappresentano. Per esempio, L’Unione Nazionale delle Camere Civili ha espresso forte preoccupazione in merito alla delibera n. 31515 dell’AGCM. L’equo compenso, si legge in una nota dell’Uncc, non costituisce un’intesa restrittiva della concorrenza, ma una misura di civiltà giuridica, imposta dalla legge, che garantisce una retribuzione proporzionata alla complessità e al valore sociale della prestazione professionale. Parlare di cartello è fuorviante e privo di fondamento. «Con questa delibera, – ha dichiarato il presidente di Uncc, Alberto Del Noce – l’AGCM rischia di snaturare la funzione costituzionale della professione forense e di favorire le logiche dei poteri economici forti, indebolendo le tutele dei cittadini. L’Uncc ribadisce che la deontologia non è un ostacolo alla concorrenza, ma una garanzia per la giustizia e per i diritti fondamentali».

Anche l’Associazione Italiana Giovani Avvocati (AIGA) ha espresso preoccupazione per l’istruttoria avviata dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. AIGA ritiene che l’interpretazione posta a fondamento dell’istruttoria (norma in contrasto con l’articolo 101 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, in quanto potenzialmente lesiva della concorrenza tra professionisti) poggi su un presupposto giuridico erroneo: l’avvocato non è un operatore economico come gli altri, ma un presidio costituzionale di giustizia.

Sulla potenziale restrittività della concorrenza, Carlo Foglieni, presidente AIGA ha evidenziato: “L’articolo 25-bis non limita la libertà di determinazione del compenso né la libera concorrenza tra professionisti, bensì dà semplicemente attuazione a quanto previsto dalla Legge sull’equo compenso che, nel rispetto dell’articolo 36 della Costituzione, mira a riconoscere anche al professionista il diritto di percepire un compenso proporzionato alla quantità e alla qualità della prestazione svolta nei confronti dei soli “contraenti forti”, ossia banche, assicurazioni, imprese di grandi dimensioni e Pubblica Amministrazione. Nessun abuso della posizione dominante si può quindi ravvisare nella norma in questione».

nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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