La voluntary mette il turbo a Loconte
Effetto tax. Lo studio Loconte & Partners, secondo le stime di MAG, ha archiviato il 2015 con ricavi per circa 14 milioni di euro, mettendo a segno una crescita del proprio giro d’affari di quasi 10 volte rispetto all’esercizio precedente. Un risultato sorprendente, che catapulta quest’insegna indipendente, nata a Bari e oggi presente anche a Milano (che in realtà è la prima sede per numero di professionisti), Roma e Padova, tra le prime 50 realtà italiane per fatturato. ?Una performance degna di nota e che trova spiegazione essenzialmente nella mole di attività che la struttura guidata da Stefano Loconte (nella foto), fondatore e name partner dello studio, ha svolto occupandosi di voluntary disclosure.
L’assistenza legale su questioni legate alla gestione degli asset patrimoniali è stata da sempre una delle aree d’attività caratterizzanti dello studio Loconte, tra i primi a costruire, per esempio, una practice specialistica dedicata ai trust. ?Negli ultimi anni, però, Loconte & Partners ha investito in maniera particolare sul fronte fiscale e tributario arrivando a mettere in piedi un team che conta 30 professionisti tra cui, oltre a Loconte, i partner Ernesto Sellitto e Giancarlo Marzo.
Circa la metà di questi, va detto, hanno fatto il loro ingresso nello studio proprio nel corso di quest’anno. Una vera e propria task force che nel 2015 ha lavorato soprattutto su dossier legati alla voluntary disclosure. «Abbiamo seguito circa 1.500 (su un totale di circa 130mila, ndr) domande», dice a MAG l’avvocato nato a Modena nel 1970 e cresciuto nel capoluogo pugliese, «arrivate quasi tutte da nuovi clienti». Un caso da manuale, soprattutto se si considera che una delle lamentele più frequenti che oggigiorno vengono dagli avvocati riguarda la mancanza di “spazi” sul mercato. Loconte e i professionisti che lavorano con lui, sono stati, invece, capaci di intuire il potenziale che, in termini di produzione di mandati, era rappresentato dall’introduzione della voluntary disclosure nel nostro ordinamento. «Abbiamo cominciato a lavorarci con largo anticipo», racconta Loconte, «e soprattutto siamo riusciti ad affermarci come punto di riferimento per tutte le più importanti banche e istituzioni finanziarie nazionali e soprattutto estere», che erano quelle dove gran parte dei capitali regolarizzati con questa procedura risiedevano.
Lo scorso 30 novembre, però, la finestra della voluntary disclosure si è chiusa. «Vero, ma il lavoro da fare non si è esaurito», dice Loconte, «adesso comincia tutta l’attività legata alla gestione dei patrimoni emersi». E proprio per questo lo studio si è strutturato per lavorare anche…
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