La Torre: «Il mio sogno è l’accessibilità al diritto per chiunque»
di ilaria iaquinta
Che l’attivismo sarebbe stato il destino sul quale, con fatica e determinazione, avrebbe costruito la propria carriera, l’avvocata Cathy La Torre, lo ha compreso quando aveva solo nove anni. Così racconta lei stessa a MAG, mentre con la sua auto è in viaggio per lavoro da Bologna, città nella quale risiede abitualmente, a Milano. «Con mamma americana e papà siculo sono cresciuta in un piccolo paese della Sicilia. Non c’erano cinema o librerie ma solo una cartolibreria. E allora, visto che ero una bambina con la passione per la lettura, ogni mattina compravo La Repubblica – ricorda – . Leggendo il giornale mi sono avvicinata alla comprensione del concetto di ingiustizia e ho capito che avrei voluto passare la vita a combatterla».
Del resto, l’ingiustizia colpisce proprio tutti. «Se metti nella stessa stanza persone diverse, da Bill Gates a un senza fissa dimora, e poi chiedi loro: “Chi di voi ha, almeno una volta nella vita, sentito o provato un’ingiustizia sulla propria pelle?”, vedrai che alzeranno la mano tutti», sottolinea la professionista. A fine 2019 La Torre è stata insignita del premio “Miglior avvocato pro bono d’Europa” ai The Good Lobby Awards (i premi consegnati dall’organizzazione no-profit impegnata a rendere “più democratica, unita ed equa la società” di cui abbiamo parlato su MAG 82) per le sue costanti battaglie per i diritti civili, l’uguaglianza e la parità e per la lotta all’odio online, in particolare attraverso la campagna “Odiare Ti Costa” (vedi box dedicato).
Nella sua carriera, La Torre ha sempre praticato quella parte dei diritti che lei chiama «dimenticata tra i dimenticati, perché poco battuta, come i diritti antidiscriminatorio e della personalità, e considerata spesso secondaria rispetto a quella patrimoniale». Si è occupata di tematiche di valorizzazione delle diversità lavorando a diverse iniziative tra cui le fondazioni, in collaborazione con altri soggetti, del Centro Europeo di Studi sulla Discriminazione (Cesd), del primo sportello legale per i diritti delle persone LGBTQ+ in Italia e dell’associazione di professionisti per la tutela dei diritti delle persone gay, lesbiche, bisessuali e trans GayLex e la collaborazione con il Movimento Identità Transessuale (Mit). La Torre, che attualmente è anche consulente legale per la presidenza del Consiglio dei Ministri presso l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali è stata attiva anche in politica e tra il 2011 e il 2016 è stata consigliera comunale a Bologna.
Il percorso
Ma andiamo per ordine. Classe 1980, La Torre si trasferisce dal Trapanese a Bologna a 19 anni per studiare giurisprudenza all’Alma Mater Studiorium con tenacia e forza di volontà. Figlia di un impiegato comunale in pensione e di un’ex casalinga poi divenuta precaria della pubblica amministrazione riesce a finanziarsi gli studi grazie a una borsa di studio e lavorando. «Ho vissuto in uno studentato e ho fatto tanti lavori per mantenermi: la cameriera, la badante, la barista, la lavapiatti, la donna delle pulizie… quando ho finito l’Università, a 23 anni, ho iniziato subito la pratica. Ho cambiato tre studi perché all’epoca (primi anni Duemila, ndr) vigeva un vecchio modo di fare la professione, molto statico. Dovevi fare la gavetta che, nei primi mesi, significava girare per cancellerie e fare fotocopie. Io invece avevo grande smania di imparare. Finalmente dopo i primi due tentativi, sono approdata in uno studio che trattava di tutto, dal civile al penale all’amministrativo. Lì ho imparato tanto. Allora però nessuno pagava i giovani; quindi dalle otto del mattino alle otto di sera lavoravo in studio e appena uscivo andavo a fare la lavapiatti fino a mezzanotte», racconta la professionista. Poi a 27 anni La Torre fonda, insieme alla sua socia Silvia Gorini, Wild Side Human First, uno studio che oggi conta 16 professionisti operativi dalle sedi di Bologna, Milano e Roma e che si occupa di diritto di famiglia, civile e all’immagine, e di privacy e proprietà intellettuale. «Chiaramente per anni abbiamo fatto grandi sforzi per sopravvivere. Piano piano, grazie alla specializzazione, che ritengo sia la strada vincente per la nostra professione, e alla scelta di operare in una fetta di mercato poco presidiata da altri, lo studio si è fatto strada. Ci occupiamo di risk management, diritti musicali e d’autore, odio in rete e diversity & inclusion. Abbiamo come filo conduttore i diritti della persona e della personalità e la parità di trattamento, che applichiamo su diversi settori, dal digital all’impresa. Siamo particolarmente famosi perché ricorriamo pochissimo al contenzioso e abbiamo un tasso di successo in tribunale del 96%», aggiunge l’avvocata.
I dossier
Tra le centinaia di progetti seguiti negli anni, di cui una gran parte in forma pro-bono, La Torre ricorda con orgoglio alcuni in particolare. Il primo è una causa che per la prima volta ha concesso a una persona cieca di accedere al concorso magistrati «non era mai avvenuto in Italia, dove viene richiesta un’idoneità psicofisica. Il Consiglio superiore…
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