La giustizia predittiva parte dal processo tributario
La prima frontiera dell’applicazione della giustizia predittiva in Italia potrebbe essere rappresentata dal processo tributario. Non si tratta di uno scenario fantalegale, ma della prospettiva che apre l’avvio del progetto Pro.di.gi.t avviato dal Consiglio di presidenza della Giustizia tributaria (Cpgt) e dal ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef). L’iniziativa sarà finanziata dalle risorse del Pon Governance e Capacità Istituzionale 2014-2020: 8,3 milioni di euro.
Il progetto, si legge sul sito Pongovernance1420.gov.it, ha l’obiettivo di aumentare il livello di digitalizzazione delle attività interne del Cpgt, reingegnerizzare il sito internet, implementare la banca dati nazionale di giurisprudenza di merito nell’ambito del sistema informativo del Mef. Ma, soprattutto, il progetto punta a creare un modello sperimentale di miglioramento della prevedibilità delle decisioni: la famosa giustizia predittiva.
In questo modo, la giustizia tributaria (appena riformata dalla legge 130/2022) diventerà frontiera di un nuovo approccio all’amministrazione delle controversie, affidando, in prospettiva, ai cittadini e agli enti economici la responsabilità di decidere se e quando agire in giudizio conoscendo, in anticipo, quello che potrebbe essere il probabile esito di un contenzioso. Si tratta di una svolta epocale per la quale, tuttavia, siamo solo all’avvio dei primi cantieri. Il sistema, prima di diventare pienamente operativo, dovrà essere alimentato da sentenze che, a loro volta, dovranno essere vagliate dai massimatori (per questo verranno messi in campo circa 90 giudici tributari) che ne verificheranno coerenza e affidabilità. Si parla di un milione di sentenze da “organizzare” al fine di istruire l’intelligenza artificiale che dovrà elaborare le previsioni sugli esiti delle cause. È chiaro che l’obiettivo ultimo è quello di produrre un effetto deflattivo sul contenzioso tributario. Ma è altrettanto immaginabile che la sperimentazione sarà solo il primo banco di prova per l’utilizzo di strumenti che, una volta dimostrata la loro efficacia, potranno essere utilizzati anche in altre aree del sistema Giustizia.
Inutile dire che l’iniziativa ha suscitato qualche preoccupazione negli operatori. A cominciare dagli avvocati. Il XXXV Congresso nazionale forense ha approvato una mozione presentata dall’Unione nazionale delle camere degli avvocati tributaristi (Uncat), in cui si chiede l’istituzione di un’Autorità per la verifica degli strumenti di IA applicati al diritto tributario. L’impegno (giusto e condivisibile) verso una maggiore efficacia ed efficienza dell’accertamento fiscale non può, a detta dell’Uncat, essere perseguito a scapito dei principi costituzionali di difesa, capacità contributiva e legalità.
Fondamentale sarà l’attività di selezione delle sentenze che serviranno a formare il sistema e a definirne l’orientamento. Non a caso, Mef e Cpgt hanno coinvolto nel progetto anche il Consiglio nazionale forense e il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili.
Si tratta di un passaggio importante che dice una cosa molto chiara a tutti professionisti italiani del mercato dei servizi legali: il cambiamento è già qui.
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