“La gestione dell’impresa e il ruolo del giurista in cda”: parla Luigi A. Bianchi
a cura di francesco bonaduce
«Ormai avvocato è una categoria onnicomprensiva. Si riferisce a realtà diversissime tra loro». È Luigi Arturo Bianchi, avvocato, presidente dello studio Gatti Pavesi Bianchi Ludovici, a chiarire fin da subito come la propria sia una professione che cambia, evolve. Sempre pronta, nel bene e nel male, ad adattarsi e trovare nuovi spazi. Lo spunto ce lo dà il suo ultimo libro, “La gestione dell’impresa” (Il Mulino, Bologna, 2021). Un’analisi di regole e principi della gestione societaria. Una “guida” per “mettere al riparo” gli amministratori da passi falsi. Il “pulpito” è quello di chi vanta una cattedra in diritto commerciale all’Università Bocconi e numerose esperienze sul campo come consigliere d’amministrazione in società, quotate e non.
Professor Bianchi, c’è ancora un “mercato” per gli avvocati nei cda in Italia?
La risposta è “certamente sì”, ma va articolata. Rispetto al passato la situazione è molto cambiata. Fino a 10 anni fa, i grandi avvocati italiani avevano numerose cariche in società importanti, anche con conflitti d’interesse. Non c’era il divieto di interlocking (introdotto nel 2011 nel decreto “Salva Italia”, ndr), non c’era la regolamentazione amministrativa sul cumulo degli incarichi né la disciplina sulle operazioni con parti correlate. Era un altro mondo, che ora è finito…
Oggi, che mondo è?
I grandi avvocati raramente siedono nei cda, perché ci sono forti controindicazioni: lo studio non può lavorare con continuità perché non è indipendente; ci sono rischi di sanzioni personali per gli esponenti di banche e assicurazioni. Negli studi internazionali c’è una policy per cui i partner non possono entrare nei board, perché lo studio non vuole essere coinvolto in termini di rischi e incompatibilità.
Quindi, il “certamente sì”, che significa? Dov’è quello spazio nei cda?
C’è spazio soprattutto per gli avvocati più giovani. Colleghi meno esposti, meno visibili, anche se non necessariamente meno bravi dei seniores. Si trova nelle imprese che magari non stanno in primo piano sul palcoscenico oppure nelle quotate all’AIM. Nei collegi sindacali e negli organismi di vigilanza. Uno spazio forse meno glamour del precedente, ma altrettanto promettente.
Altri esempi?
Il mondo delle non quotate, in cui un avvocato può affiancare la proprietà nel passaggio generazionale, nell’apertura al mercato e nella crescita esterna. È un ruolo più professionale: si cumula l’incarico di consigliere con la professione di consulente. Ma certo, l’ingresso in queste società implica spesso un rapporto di fiducia con la proprietà, una conoscenza pregressa.
Cosa può dare e cosa può ricevere un avvocato?
Ci sono opportunità di conoscenza, esperienza e consolidamento di relazioni. Uno dei ricordi più belli della mia vita professionale sono stati i 12 anni in cui ho fatto il consigliere in Benetton. Ho avuto l’opportunità di stare vicino ai fratelli Benetton e ad Alessandro una volta al mese, col dottor Gianni Mion e tutto il mondo anche internazionale di primissimo livello che gravitava all’epoca attorno alla famiglia. Poter assistere a conversazioni legate non solo al business, ma in generale alle prospettive di sviluppo economico-sociale del Paese…
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