LA CANCELLIERI E I NUMERI SULLA GIUSTIZIA
Il Guardasigilli Anna Maria Cancellieri ha lanciato un allarme sullo stato della Giustizia in Italia: «Il funzionamento del sistema giudiziario», ha riferito alla Camera Cancellieri, continua a essere «in sofferenza, pur a seguito dei numerosi interventi introdotti negli ultimi anni. È sotto gli occhi di tutti l'eccessivo carico di lavoro che affligge gli uffici giudiziari. Alla data del 30 giugno 2013, si contano 5.257.693 processi pendenti in campo civile e quasi 3 milioni e mezzo in quello penale». Quasi 9 milioni di processi pendenti in Italia che hanno spinto il ministro a esprimere le sue preoccupazioni per «l'imponente fenomeno di dilatazione, in termini quantitativi, ma soprattutto qualitativi, del lavoro giudiziario, provocato non solo da un aumento della litigiosità nel campo civile o della attività criminale in campo penale, ma anche dalle trasformazioni della società».
I RITARDI COSTANO 387 MILIONI. E il bilancio statale già deve sopportare i costi dell'eccessiva durata dei processi: a ottobre 2013 il debito accumulato dalla Giustizia per le condanne subìte dallo Stato ammontava a 387 milioni di euro e il ritardo nei pagamenti ha aperto ulteriori contenziosi, con ulteriori spese; senza contare che già ci sono mille ricorsi alla Corte di Strasburgo per il ritardato pagamento degli indennizzi. Sul processo civile, Cancellieri ha segnalato la contrazione della pendenza, rispetto al 2012, del 4% per tutti i gradi di giudizio e del 20% nei ricorsi in materia di equa riparazione per l'irragionevole durata dei processi (l'M5S ha però obiettato che sono diminuiti solo perché è cambiata la legge). Ha poi ribadito di procedere sulla via della mediazione obbligatoria; su quella della velocizzazione con il ddl approvato un mese fa (ma di cui si sono perse le tracce in Parlamento); dell'informatizzazione. Nel penale ha ribadito l'arrivo di un ddl per ridurre i tempi e deflazionare l'arretrato.
«PARLAMENTO VALUTI INDULTO E AMNISTIA». In merito al decreto Carceri varato a dicembre, il Guardasigilli ha parlato di primi segnali incoraggianti. «Al 9 gennaio 2014», ha detto, «i detenuti in carcere erano 62.326, in progressivo decremento rispetto alla rilevazione del 4 dicembre 2013, quando il numero era di 64.056. Si registra inoltre un sostanziale dimezzamento degli ingressi mensili». Cancellieri, tuttavia, ha lanciato un nuovo appello a riconsiderare la possibilità di provvedimenti come amnistia e indulto. «Al parlamento», ha detto, «resta la responsabilità di scegliere se ricorrere a quegli strumenti straordinari evocati dal presidente della Repubblica e che certamente ci consentirebbero di rispondere in tempi certi e celeri alle sollecitazioni del Consiglio d'Europa».
OUA: «BASTA DARE ADDOSSO AGLI AVVOCATI. E' EMERGENZA». Duro il giudizio dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura sulle anticipazioni relative alla relazione del ministro Cancellieri alla Camera dei Deputati sullo stato della giustizia. Per Nicola Marino, il Guardasigilli, «non solo ha ammesso il fallimento delle sue politiche, ma ha confermato anche che la linea seguita dagli ultimi Governi (comprimere il diritto di difesa, aggredire la legge Pinto, inserire filtri, aumentare i costi, complicare l’accesso ai cittadini) oltre che ingiusta, è totalmente inutile per la riduzione della lunghezza dei processi e la diminuzione delle pendenze. I numeri di quest’anno sono, purtroppo, coerenti con quelli degli anni scorsi, seppur con qualche miglioramento sul civile. È sempre emergenza».