J’ACCUSE DEL CNF SULLA GIUSTIZIA

Da grandi accusati ad accusatori. Gli avvocati italiani dicono “basta” e provano a smentire, con i fatti, i falsi miti che li riguardano. A cominciare da quello che li vede tra i primi responsabili dell’arretrato che affossa l’operatività degli uffici giudiziari italiani. Gli ultimi dati del ministero della Giustizia parlano di quasi 9 milioni cause pendenti e un debito finanziario di 387 milioni (per il solo 2013) legato alla «irragionevole durata» dei processi.

Il consiglio nazionale forense, per bocca del suo presidente, Guido Alpa (in foto), punta il dito contro le 17 modifiche del codice di procedura civile intervenute negli ultimi 7 anni. Uno «tsunami» di norme che ha causato un affaticamento del sistema di funzionamento della macchina della Giustizia senza precedenti e senza benefici. «Tra il 2005 e il 2011», ha detto Alpa, «la durata media dei procedimenti di cognizione ordinaria in primo e secondo anno è aumentata di 2 anni» passando da 5,7 a 7,4 anni. E come se non bastasse, i costi di accesso alla giustizia (contributo unificato) sono aumentati del 55,6% in primo grado, del 119,15% in appello e del 182,67% in Cassazione.

Ma oltre al j’accuse, il Cnf ha presentato un pacchetto di interventi per contribuire ad alleggerire il carico di lavoro che ricade sui Tribunali italiani. Iniziative in cui l’avvocatura si mette a disposizione del sistema Giustizia per migliorarne l’operatività. In questo pacchetto ci sono «percorsi alternativi al processo su base volontaria affidati all’Avvocatura; partecipazione degli avvocati allo smaltimento dell’arretrato civile attraverso la stesura di sentenze e presenza obbligatoria dei legali nell’ufficio legislativo del ministero della Giustizia per la redazione delle norme».

Infine, il Cnf ha annunciato l’istituzione dell’Osservatorio permanente sulla giurisdizione, organismo destinato a presentare proposte e studi per una più efficiente amministrazione delle funzioni giurisdizionali.

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