Italia, attrazione legale

di nicola di molfetta

Credo che neanche durante i ruggenti anni Novanta, il mercato dei servizi legali abbia visto un doppio debutto nello stesso giorno di due law firm internazionali in Italia. È successo, invece, in questo inizio di 2023. In questo mese di febbraio, solitamente così ordinario. Il panorama delle insegne attive nella Penisola si è arricchito di due realtà caratterizzate da un forte impegno nell’assicurativo: Clyde & Co e Dac Beachcroft. La notizia, quindi, si presta almeno a una doppia considerazione.

La prima è la conferma che l’Italia è considerata un mercato interessante dagli operatori del mercato dei servizi legali. Del resto, si tratta di una delle principali economie dell’Europa continentale, un Paese ancora in crescita (il Pil 2022 è salito del 3,9%) e capace di tenere botta rispetto agli scenari recessivi che molti tratteggiavano a fine anno (+0,4% di crescita acquisita a inizio 2023). Questo doppio debutto giunge a un anno di distanza dall’arrivo di Seyfarth Shaw nel 2022, di Bsf nel 2021 e poi ancora di Squire Patton Boggs e Greenberg Traurig nel 2020 e così via, potremmo proseguire a ritroso ricordando i recenti debutti di Littler, Dwf, Herbert Smith Freehills e Dentons che quest’anno compirà otto anni di presenza nella Penisola. La seconda considerazione, invece, riguarda l’approccio di queste organizzazioni internazionali al mercato italiano. La scelta di puntare sull’Italia selezionando un’area di attività ben definita accomuna molti dei progetti avviati nella Penisola in questi anni. Il caso di Clyde & Co e Dac Beachcroft, poi, è ulteriormente caratterizzato dalla circostanza che entrambe queste insegne avranno un focus ben definito nell’insurance. Cosa che merita una postilla. Il settore assicurativo è in forte espansione. Neanche a farlo a posta, proprio nel giorno del debutto italico di questi due studi, i media finanziari nazionali hanno riportato la notizia di una possibile operazione di private equity su un imponente portafoglio di polizze vita Generali. Si è parlato di una partita il cui valore potrebbe arrivare alla cifra monstre di 20 miliardi. Poi c’è il capitolo fusioni che sta interessando molti intermediari spinti a fare massa critica anche in ossequio ai nuovi requisiti di patrimonializzazione previsti dalla normativa di settore. E ancora, il fenomeno insurtech: la variabile tecnologica sta cambiando radicalmente il comparto che vede l’approdo sul mercato di nuovi prodotti come le assicurazioni parametriche che sfruttano la blockchain. Insomma, l’elenco sarebbe lungo e culminerebbe ovviamente nel grande capitolo del contenzioso (in cui Clyde & Co e Dac Beachcroft dovrebbero debuttare da protagonisti). Qui, fra le altre cose, dobbiamo considerare che il settore sta assistendo a un’importante crescita del livello di complessità delle controversie cui sta contribuendo la diffusione di polizze d&o (directors & officers liability) e di quelle warranty & indemnity a protezione delle operazioni di m&a.

Questi numerosi fronti caldi, per i professionisti della legge degli affari, si traducono in pile di dossier e incarichi. Una torta che, fino a oggi, in Italia, è stata divisa da una quantità decisamente ristretta di operatori. Stando a Chambers, si arriva a contarne appena una decina. Quindi, gli spazi per posizionarsi e crescere ci sono. Soprattutto, se la propria offerta presenta il giusto mix di trasversalità, specializzazione e copertura cross border.


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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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