IDEE ORGANIZZAZIONE E NUOVE RISORSE UMANE PER UN PAESE CHE RINASCE

di Aldo Scaringella

La politica italiana, ancora alle prese con un progetto di riforma e di crescita del Paese, stenta a trovare misure adatte a portare l'Italia fuori dalle sabbie mobili della speculazione dei mercati, il cui effetto maggiormente tangibile è quello dello spread ancora in salita nell'ultima settimana.

Ci si pone domande, ci si chiede se il governo Monti sia o non sia responsabile di un percorso che sembra essersi arenato, almeno a giudicare dalle ultime mosse. La recessione incalza, gli spread salgono e le misure per la crescita tardano il loro arrivo. La cronaca dell'ultimo mese, a cominciare dalla riforma del lavoro fino alle novità in tema di riorganizzazione dei partiti solleva i seguenti problemi:

1. Lo stallo sulla riforma del lavoro, misura, legittimamente o meno, richiesta nella famosa lettera della Bce della scorsa estate, ha dimostrato che anche un governo di tecnici competenti deve fare i conti con le pastoie parlamentari e con le esigenze di consenso di chi sostiene la maggioranza. In modo particolare le due forze più a destra e a sinistra. Cosa in realtà normalissima in una democrazia, ma pericolosa in un periodo come questo, in cui il Paese e l'Europa intera, sono strozzati dai mercati e dalla loro aggressività speculativa.

2. Inizia finalmente a profilarsi con chiarezza il tema dei temi. Che ne sarà del Paese dopo la primavera 2013, ossia all'indomani delle prossime elezioni politiche. Con quale classe dirigente il Paese dovrà proseguire il proprio percorso alla ricerca di una via di fuga dal debito e di una soluzione alla mancanza della crescita?

La risposta è unica. Finchè si possa arrivare alla primavera del 2013 con una situazione migliore, sia in termini di debito che in termini di crescita, rispetto a quella attuale e si possa poi pensare di vivere una fase politica nuova e feconda di situazioni positive per l'Italia e per l'Europa è necessaria una politica nuova e responsabile che sappia essere degna di definirsi tale.

Questo rapportato all'oggi vuol dire che non è possibile sostenere il governo guidato da Mario Monti a corrente alterna o attraverso i piccoli ricatti. Mi riferisco in modo particolare all'azione di quel che rimane del Pdl. Il partito dell'ex premier, quel partito e quel sistema di potere di cui pensavamo di esserci liberati il 12 novembre 2011, non può continuare a porre ricatti irresponsabili a difesa di interessi di parte, come per esempio succede sulle frequenze del digitale terrestre. Gli interessi di un solo gruppo editoriale non possono condizionare ulteriormente la storia e il destino di 60 milioni di italiani. Il fatto che questa classe dirigente che sembrava spazzata via, mediocre e cinica, sia ancora lì, a dettare ritmi e azioni al governo dei tecnici, spaventa qualunque osservatore che abbia un minimo di intelligenza. Pensare che ci si possa ritrovare dopo il prossimo voto politico a dover trattare con il partito, vecchio o nuovo, di Silvio Berlusconi spaventa la comunità internazionale e i mercati oltre che la maggioranza dei cittadini italiani.

Per non essere tutti travolti dal populismo dell'antipolitica sarebbe utile che i leader degli altri due partiti che sostengono l'attuale maggioranza rilanciassero la politica con la P maiuscola. E allora va benissimo il Partito della Nazione di Pierferdinando Casini, va benissimo il senso di responsabilità del Pd di scegliere il sostegno al governo Monti pur avendo sondaggi altamente positivi qualora si votasse. Ma ciò che si chiede alle forze responsabili, oltre alle misure necessarie sulla corruzione, sul finanziamento pubblico ai partiti, sul taglio degli sprechi e dei privilegi, è un ulteriore passo verso la credibilità e l'alternativa: un'idea sul Paese che vogliamo.

Questi giorni abbiamo assistito alla campagna elettorale per le presidenziali francesi. I due sfidanti principali, Nicolas Sarkozy e François Hollande, hanno fatto una campagna elettorale con slogan che evocano un'idea di Paese. La France Forte per il primo, Le Changement c'est Maintenant per il secondo. Il primo soprattutto è coerente al messaggio di un Paese che rivendica la propria capacità di essere forte a livello internazionale, decisivo in politica estera, forse un po' imperialista culturalmente. Senza entrare nel merito di quanto condivisibile sia, è però un'idea forte di Paese. Il suggerimento che diamo alle forze responsabili è quello di iniziare a rieducare gli italiani a essere cittadini fruitori di messaggi forti. Per troppi anni siamo stati tutti schiavi della politica del meno tasse per tutti, della politica del fare e dei partiti dell'amore. Una classe dirigente con un futuro non per se ma per il Paese investe su idee, organizzazione e risorse umane. E' questo che si chiede a Pierferdinando Casini e a Pierluigi Bersani, cioè alla B e alla C dell'attuale maggioranza. Sulla A, non abbiamo mai fatto affidamento e mai ne faremo.

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