Ict, avvocati e clienti non parlano la stessa lingua

Il budget medio destinato agli investimenti in Ict degli studi professionali nel prossimo biennio è di appena 6.300 euro, di cui solo il 26% destinato all’acquisto di software o hardware per sviluppare progetti di vera innovazione e non di semplice adeguamento normativo o ammodernamento. Il dato emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Ict & Professionisti della School of Management del Politecnico di Milano, presentata al convegno “Professionisti in digitale? Un valore per le imprese Clienti!”.

L’innovazione digitale è ancora “law driven”: solitamente è un obbligo di legge a guidare l’introduzione di nuove tecnologie tra i professionisti. Le Ict su cui punteranno gli studi nel prossimo biennio, infatti, sono soprattutto la Fatturazione Elettronica verso la PA e la Conservazione Digitale a norma dei documenti, legate a specifici obblighi di legge, mentre si prospetta un’adozione ancora limitata di quelle tecnologie tipiche per creare efficienza o sviluppare il business, come i software per il controllo di gestione, i portali per la trasmissione di documenti o la condivisione di attività. ?Queste sono le vere avanguardie, che “pesano” tra il 19% e il 32% del campione, in relazione alle diverse tecnologie esaminate. Le aziende clienti nel 45% dei casi sarebbero disponibili a investire per rendere più informatizzata la relazione con i professionisti, ma chiedono maggiore assistenza nello sviluppo del business e consigli di carattere gestionale. Eppure, gli studi professionali risultano prevalentemente legati al business tradizionale, con il 68% dell’attività concentrata in ambiti come contabilità, gestione paghe, gestione contenzioso. 

COSA VORREBBERO I CLIENTI
L’indagine compiuta dall’Osservatorio ICT & Professionisti su 376 aziende di micro, piccola e media dimensione mostra come i clienti desiderino una relazione più stretta ed efficiente con i loro professionisti e che il 45% sarebbe anche disponibile a investire in tecnologie informatiche per gestire la relazione con loro. In generale, l’81% delle imprese si dice soddisfatto delle prestazioni dello studio per i servizi ricevuti. Ma i principali miglioramenti richiesti sono “maggiori consigli indirizzati allo sviluppo aziendale” (per il 41% delle aziende) e “consigli/informazioni sull’andamento aziendale in anticipo rispetto al manifestarsi di alcuni eventi” come pagamenti, andamento della gestione economico-finanziaria (34%). L’apparente scollamento tra domanda e offerta spiega perché i clienti, nel 48% dei casi, non si sentono adeguatamente seguiti dai loro professionisti. Guardando invece i servizi desiderati dagli imprenditori emergono in particolare controllo di gestione (63%), consulenza finanziaria (61%), conformità normativa sui processi aziendali (60%), consulenza economica (58%), consulenza e formazione tecnica (58%). Una chiara differenza rispetto all’offerta dei professionisti.

 

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