I giuristi di Giochi Preziosi fanno scuola sulla Gen IA

di michela cannovale

L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il modo di lavorare di molte aziende, e il team legale di Giochi Preziosi (GP) non fa eccezione. In un’epoca in cui la trasformazione digitale attraversa tutti i settori, anche i giuristi d’impresa sono chiamati ad abbracciare nuovi strumenti e approcci per mantenere il passo.

MAG ha incontrato Maurizio Di Bartolomeo, che dal 2017 è director of legal and corporate affairs e corporate secretary del colosso dei giocattoli, per capire in che modo la GenAI è stata integrata nelle attività quotidiane del suo team, composto complessivamente da 5 persone. Il professionista ci racconta come, tutti insieme e con la collaborazione di altre unità aziendali, hanno iniziato ad esplorare le potenzialità dell’intelligenza artificiale e quali accorgimenti hanno adottato per garantire la tutela della proprietà intellettuale in questo nuovo contesto in rapida evoluzione. Dalla generazione automatica di materiali creativi al supporto nell’analisi contrattuale, infatti, sembra proprio che le nuove tecnologie generative stiano ridefinendo il ruolo dei professionisti del diritto all’interno dell’azienda.

Allora, che cosa state facendo in tema di GenAI nella squadra legale di GP?
Il team sta esplorando diversi modi per integrare l’intelligenza artificiale nelle sue attività “core”. Nell’ambito dei contratti commerciali come gli accordi di licensing internazionale, spesso basati su formati americani particolarmente complessi, per esempio, usiamo tool in cui, attraverso prompt personalizzati, riusciamo a ridurre drasticamente i tempi di analisi. Questo ci permette di fornire feedback più veloci ai team di riferimento e accelerare la generazione di nuovi testi di revisione. Allo stesso tempo, abbiamo integrato l’IA in altre attività core del team legale, come la ricerca giurisprudenziale e l’analisi documentale in genere.

Supportate anche altre funzioni?
Stavo giusto per dirle che, inoltre, rivediamo e testiamo in che modo i reparti di business usano l’IA per generare bozze di presentazioni, materiali visivi e concept con finalità di marketing o di ricerca e sviluppo di nuove linee e prodotti. L’IA ha infatti moltiplicato la creatività dei nostri team che hanno quindi la possibilità di lavorare su una base di idee molto più folta rispetto a prima. Allo stesso tempo, ciò ha generato maggior bisogno di assistenza e supporto da parte del dipartimento legale nel momento creativo proprio per evitare rischi di violazione di diritti di proprietà intellettuale altrui.

Tutte capacità, queste, che avete appreso in che modo?
Il team ha seguito un corso di formazione aziendale sull’utilizzo dell’IA, con sessioni di sperimentazione e condivisione delle best practice. Inutile che le dica, poi, che alcuni membri della squadra avevano già avuto modo di esplorare in autonomia l’uso di strumenti come ChatGPT, familiarizzando con i tool, testando diversi prompt e confrontandosi sui risultati.

E che cosa è uscito da questo confronto, per esempio?
Abbiamo creato una “library” di prompt efficaci per l’analisi dei contratti di licensing, che vengono affinati e condivisi all’interno del team. Ed è capitato che fosse la stessa IA a dirci come comporre le domande giuste: attraverso il “reverse prompt”, ad esempio, ci è capitato di chiedere al tool come fosse arrivato ad un certo contenuto. Et voilà: così abbiamo capito sempre meglio come lavora la macchina.

Ma lei cosa preferisce quando si tratta di IA: i corsi ufficiali o l’approccio fai-da-te?
L’uno non può stare senza l’altro forse. Credo che i corsi di formazione siano molto importanti, ma che debbano andare a braccetto con la proattività e l’interazione fra i singoli. Le due cose sono fondamentali e ugualmente importanti per la squadra di GP. Tant’è che, spesso e volentieri, organizziamo sessioni di confronto per condividere le modalità e i prompt che funzionano meglio.

Torniamo alla collaborazione con le altre unità aziendali sul tema GenAI. Su cosa si concentra?
L’azienda si è aperta al mondo GenAI relativamente da poco, ovvero dopo l’estate. Non tutti i team, quindi, hanno lo stesso livello di maturazione nel suo utilizzo. A noi legali di certo piace mantenere un dialogo costante con i dipartimenti di IT e data science per comprendere a fondo le capacità e i limiti dell’IA. Questo anche perché la nostra squadra di giuristi ha adottato un approccio bottom-up, partendo dalle esigenze concrete dei team di marketing, ricerca e sviluppo prodotti. Piuttosto che imporre dall’alto regole e restrizioni, preferiamo lavorare a stretto contatto con le altre unità aziendali per capire come vogliono utilizzare l’IA. Così facendo, possiamo esaminare insieme i termini d’uso delle varie piattaforme e sviluppare linee guida operative personalizzate. Questa collaborazione permette di bilanciare le esigenze business con le tutele legali.

Qual è, secondo lei, uno dei limiti maggiori nel momento in cui un’unità di business si interfaccia con l’IA?
Direi che, per usare l’IA in modo efficace, è fondamentale avere una forte competenza di base per poter approcciare al meglio i tool tecnologici. Per esempio: se i membri della squadra legale di GP non conoscessero a fondo il tema del licensing, rischierebbero di ottenere risultati poco affidabili. È ovviamente è bene non affidarsi mai al 100% alle informazioni fornite dall’IA senza averle verificate.

Ritiene che i dipartimenti legali in house potrebbero beneficiare dell’IA più di quanto non facciano oggi?
In realtà sono convinto che, per il giurista che abbia una competenza di base solida del diritto, l’utilizzo dell’IA non sia particolarmente difficile e che la tecnologia rappresenti un grande moltiplicatore di capacità, permettendo di eseguire le attività più consuetudinarie in modo più veloce ed efficiente. Tuttavia, per chi non ha una profonda conoscenza della materia, l’IA può facilmente indurre in errore. In sostanza: più si ha conoscenza dell’area legale in questione, più facile è usare la GenAI e capirne i limiti. È questo il motivo per cui alcuni uffici legali risultano più lenti nell’adozione di queste tecnologie: perché, prima di farle entrare appieno nella loro routine, vogliono capirle bene.

Nel vostro caso, parlare di IA vuole dire anche porre particolare attenzione al tema dell’IP…
Assolutamente sì. La protezione della proprietà intellettuale è una priorità chiave per GP e, quindi, per il suo dipartimento legale. Motivo per cui abbiamo implementato alcune misure specifiche, prima fra tutte la necessità di valutare attentamente i termini d’uso delle piattaforme di IA che utilizziamo per essere certi che i contenuti generati siano tutelati e non possano essere utilizzati da altri senza autorizzazione.

Immagino che sia importantissimo, in effetti!
Certo. E, visto che quello che facciamo dentro la squadra legal può valere spesso per tutti, le linee guida che ricaviamo le passiamo anche agli altri dipartimenti aziendali, in modo che tutti quanti sappiano usare in modo sicuro e conforme le funzionalità di generazione di contenuti delle varie piattaforme di IA, per evitare violazioni accidentali e criticità legale all’IP.

C’è qualcosa nello specifico che avete capito sotto questo punto di vista?
Beh, abbiamo sicuramente capito una cosa fondamentale, e cioè che…

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