I club di Premier League “tremano” per i costi legali del procedimento contro il Manchester City

di giuseppe salemme

La Premier League, il massimo campionato di calcio inglese (nonché la lega calcistica più seguita al mondo) si sta preparando a una delle sfide più grandi della sua storia. E stavolta non si tratta di uno dei suoi tanti big match pieni di gol e colpi di scena.

Per metà settembre è fissata la prima riunione della commissione indipendente che dovrà giudicare la fondatezza di 115 violazioni delle regole della lega addebitate al Manchester City, la squadra campione d’Inghilterra da quattro anni consecutivi. Il club, dal 2007 nelle mani dello sceicco emiratino Mansur (tramite la holding City Football Group, che controlla, tra gli altri, anche il Palermo), dovrà difendersi dalle accuse di aver redatto impropriamente i bilanci per nove anni consecutivi, dal 2009 al 2018, e di non aver cooperato a dovere con le indagini partite nel 2018 dopo le rivelazioni dell’inchiesta “Football Leaks“. Se le accuse più gravi dovessero essere provate, il club rischierebbe anche la retrocessione (sebbene allo stesso tempo i citizens stiano facendo causa alla lega, sostenendo che le sue regole violino la legge inglese sulla concorrenza).

Negli ultimi giorni è sorto un problema inaspettato: quello dei costi legali che la Premier League dovrà affrontare per portare avanti il procedimento. Secondo quanto riportato da Calcio e finanza, la lega britannica rischia di dover pagare parcelle legali per un ammontare nell’ordine delle decine di milioni di sterline. La Premier League è una società commerciale, partecipata e finanziata dalle squadre che vi militano: questo significa che i costi ricadrebbero sui bilanci dei singoli club.

Il precedente Everton

Le stime sono basate su un precedente recentissimo: quello dell’Everton, club di Liverpool che nella scorsa stagione era stato sanzionato con 8 punti di penalizzazione per alcune irregolarità di bilancio. Quest’estate la Premier aveva anche cercato di addossare al club i costi legali del procedimento, ben 4,9 milioni di sterline. Ma il tentativo non è andato in porto, perché i giudici hanno rilevato un’importante sproporzione tra le legal fees pagate dall’Everton e quelle pagate dalla Premier.

È emerso che complessivamente la lega aveva pagato agli avvocati dello studio Linklaters prezzi spropositati rispetto a quelli del club, assistito da Pinsent Masons. Nello specifico: cinque volte di più per ogni testimonianza (148mila sterline contro 26mila); e addirittura diciannove volte di più per ogni documento oggetto di disclosure (quasi 10mila sterline contro 515). La parcella oraria degli avvocati di Linklaters (940 sterline) è risultata essere quasi doppia rispetto a quella dei legali di Pinsent Masons (550 sterline). Per questo, il giudice Hickinbottom ha ridotto di due terzi la somma che l’Everton ha dovuto corrispondere alla lega a titolo di rimborso delle spese legali sostenute: dai 4,9 richiesti a 1,7 milioni di sterline, ritenuti cifra congrua per il tipo di controversia e la quantità di lavoro che ha richiesto.

Nel verdetto, il giudice ha persino avuto cura di specificare che la decisione non dovesse essere intesa come “critica” verso la Premier League o i suoi legali, in quanto sarebbe normale, in procedimenti di questo tipo, spendere più di quanto non si sia in grado di recuperare in seguito dalla controparte soccombente. Ma i timori dei club inglesi sarebbero comunque fondati, dato che la quantità di lavoro legale dietro il procedimento contro il Manchester City sarà di diversi ordini di grandezza superiore a quella del caso Everton. La Premier sarà anche una delle leghe sportive più ricche al mondo (8,1 miliardi di fatturato nel 22/23, contro i 3,5 della Serie A); ma la vicenda, a prescindere da come si concluderà, rischia di diventare un perfetto (benché caro) reminder, per qualsiasi organizzazione, della necessità di tenere sempre sotto controllo le spese legali.

redazione@lcpublishinggroup.it

SHARE