Ho visto cose che voi avvocati…

di nicola di molfetta

Ho visto cose che voi avvocati non avreste mai potuto immaginare: scrivanie illuminate dal bagliore dei laptop accesi accanto a poke bowl, mentre professionisti in maniche di camicia sorseggiano caffè americani tra call Zoom con clienti di base a Singapore e messaggi sulla chat interna per decidere la location del prossimo partner’s retreat. Ho visto soci anziani con in dosso sneakers rosso fuoco al posto delle Church’s nere di vitello spazzolato, blazer sartoriali e occhiali da content creator aggirarsi in stanze ingombre di schermi al Led e cancelleria griffata con il logo dello studio. Ho visto stanze regali (e un filo polverose) tramutarsi in uffici iper-tech con telecamere e assistenti virtuali. Piscine sui tetti della city, palestre, lounge modulari, sale svago e ristoranti stellati. Ho visto legali di ogni età e genere gestire il lavoro da remoto e pretendere il diritto alla disconnessione.

Ho visto planare nel gergo della professione concetti come parità di genere, sostenibilità e work-life balance. Avvocati d’affari che decidono di dedicarsi alla politica forense. E poi eventi. Tanti, tantissimi eventi riempire le agende di questi professionisti, in Italia e all’estero, per parlare di etica, innovazione, strategie e mercati. Ho visto generazioni a confronto, con i giovani che sperimentano tecnologia indossabile, e senior vestiti solo del proprio savoir-faire in lana di mohair. 

Ho visto nuove consuetudini farsi strada tra formalità e innovazione, segnando un’epoca in cui l’avvocatura italiana si è riscoperta più flessibile, glamour e sorprendentemente più umana, come mai, in passato, avrebbe pensato di poter diventare.

Addio cravatta, benvenuta fluidità

Prendiamo l’abbigliamento. Se una volta la cravatta, con i suoi fili e le sue sete, era il simbolo del potere e dell’autorevolezza, oggi molti avvocati l’hanno abbandonata senza rimpianti. Alcuni la sfoggiano ancora come un talismano, ma molti prediligono uno stile più fluido: blazer morbidi, camicie perfette, pantaloni su misura e sneakers a tiratura limitata, adatte per affrontare una giornata di call Zoom e colazioni di lavoro. Gli occhialini da creativi o quelli un po’ più Lagarfeld da rivoluzionari completano il look, conferendo personalità e stile. L’avvocato moderno è un po’ modello, un po’ strategist: sa che la presenza conta quanto le parole e che lo stile può trasmettere sicurezza senza rigidità.

Meno caviale più insalate

Ho visto pranzi rituali, lunghi e ingessati, trasformarsi in pause cronometrate, veloci e funzionali. I panini?Solo gourmet e ipocalorici. Viviamo l’epoca delle poke bowl colorare e vitaminiche. Mentre i partner più anziani si concedono il ristorante, talvolta stellato, talaltra in studio, consapevoli che i pasti sono momenti di networking intelligente e di respiro necessario. Alcuni hanno investito in mense interne dai menù healthy e detto addio alle piadine zombie dei bar di fronte. Non si pranza, ci si nutre. In sala riunioni, ciotole di mandorle, cioccolato fondente, e frutta essiccata. Le caramelle? Sono state smaltite nell’ultima giornata genitori-figli. La nuova etichetta è fatta di efficacia, leggerezza e cura dei dettagli.

Dai palazzi regali agli uffici iper-tech

I vecchi palazzi regali con guide di moquette rossa e lampadari scintillanti di cristalli mitteleuropei, stanno lasciando spazio a uffici iper-tech, dove alla scrivania si può stare in piedi, le stanze singole non esistono, la produttività e il benessere non sono più considerate concetti incompatibili tra loro. Palestre attrezzate, sale svago, lounge modulari, biblioteche che somigliano a cocktail bar. Ogni ambiente è progettato per alternare lavoro e relax, integrando socialità, comfort ed efficienza. Ho visto studi legali evolvere da semplici luoghi di lavoro ad un ecosistema in cui l’avvocato moderno può crescere professionalmente e personalmente.

Digitalizzazione e lavoro da remoto

Ho visto avvocati gestire contratti, note e scadenze in cloud. Lo smart working ha rivoluzionato la routine, mentre il diritto alla disconnessione ha smesso di essere un tabù. Il totem ha cambiato nome. I banconi dei workaholic sono finiti in una wunderkammer tra Brera e via Margutta. Sull’altare, al loro posto, è stata messa un’icona dorata che rappresenta la tutela dell’equilibrio tra vita privata e lavoro.

Generazioni, audacia e parità

Ho visto prendere forma a un ibrido culturale, dove tradizione e innovazione si esercitano ogni giorno in prove tecniche per la convivenza e la collaborazione intergenerazionale diventa un valore aggiunto. Gli studi moderni si sono scoperti sensibili alla questione della parità di genere. Hanno elaborato politiche interne di inclusione, programmato attività di mentoring e percorsi di carriera equi. La sostenibilità è diventata un “tema”, con bilanci dedicati e iniziative green. Persino la partecipazione attiva alla politica forense, l’impegno per la comunità legale tutta e per la costruzione di un settore più trasparente e moderno, è stata rivalutata rispetto al vecchio pregiudizio sulle perdite di tempo.

Il silenzio e la comunicazione

Ho visto nascere il concetto di soft skill. Il diritto? Certo che conta, ma poi bisogna saper comunicare. Ho visto avvocati fare voto del silenzio come Certosini e avvocati essere pronti a tutto pur di ottenere una ribalta mediatica. Avvocati negarsi ai fotografi, gelosi della loro immagine, convinti che apparire potesse servire solo a nutrire la vanità (propria e dei colleghi) e avvocati disposti a sgomitare come un terzino anni ’80 pur di ottenere l’ostensione del loro faccione incorniciato da un paio di braccia conserte sulla home page del sito di turno o addirittura sulla copertina del nuovo numero del magazine più letto.

Networking e lifestyle: il nuovo palcoscenico

Ho visto eventi, cocktail, cene di gala e conferenze culturali diventare strumenti strategici per costruire relazioni e reputazione. Mentre l’aperitivo è diventato un appuntamento a oltranza, occasione per discutere di business con discrezione e stile. Ho visto Malika Ayane, Bob Sinclar, Nina Zilli sui palchi allestiti per la nuova festa di studio. Il gala serale è diventato una passerella consuetudinaria per consolidareconnessioni professionali, unendo cultura e networking.

Passioni e professione

Ho visto avvocati partire per il giro del mondo, fare la Dakar, produrre film, fondare case editrici. Ho visto avvocati scrivere romanzi, avvocati scrivere canzoni, avvocati recitare a teatro, avvocati dedicarsi agli sport più estremi. Avvocati combattere sul ring con tanto di guantoni e occhi tumefatti, avvocati pronti a correre chilometri, nuotare e pedalare per battere record virtuali, avvocati fare causa a rock star, avvocati diventare rock star.  Ho visto avvocati pilotare aerei a due posti, elicotteri, timonieri sulla tolda di barche a vela, avvocati easy rider. Professionisti dediti all’enologia, avvocati appassionati di gastronomia. Avvocati influencer. Avvocati che poi sono finiti a fare gli avvocati. Avvocati che non avrebbero mai pensato di diventare avvocati. Avvocati che non hanno mai desiderato altro in tutta la vita.

Ho visto cose… e voi, cosa vedrete nei prossimi anni?

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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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