Guida britannica per “authorised” solicitor
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«È stato un percorso lungo oltre un anno e pieno di difficoltà. Ma alla fine ce l’ho fatta: ho ottenuto l’autorizzazione da parte della Solicitor Regulation Authority!». A parlare è Cecilia Gozzoli, avvocata in Italia e solicitor nel Regno Unito. La professionista ha da poco ricevuto il lasciapassare che permette al suo studio (Gozzoli Solicitor) di essere inquadrata tra le firm autorizzate a trattare le attività cosiddette “riservate”. Una conquista di non poco conto, ma il sudore non è mancato: «Gli ostacoli sono stati numerosi. Con ogni probabilità, post-Brexit ci sono tematiche specifiche da affrontare che prima erano meno pregnanti», racconta Gozzoli a MAG.
La sua è la storia di come una professionista del settore legale possa inserirsi in un mercato estero e, passo dopo passo, costruirsi una propria fetta di mercato. Ma se la Gran Bretagna è la patria della teoria liberista, non sempre, all’atto pratico, è tutto così scontato.
Capitolo 1: diventare solicitor
L’avventura di Cecilia Gozzoli in terra inglese comincia subito dopo l’abilitazione ottenuta in Italia. Nel 2007 arriva l’offerta di lavoro per l’Italian Desk della sede londinese di Dewey & LeBoeuf. Da quel momento, l’avvocata svolge una pratica specifica in UK e, nel giro di un paio d’anni, sostiene l’esame di abilitazione: nel 2009 è iscritta come solicitor. Nel corso del tempo, Gozzoli svolge attività legale in Simmons & Simmons, frequenta un Master in Legge alla London School of Economics e lavora in Deutsche Bank.
Capitolo 2: il certificato di pratica
«Chiariamo subito che il fatto di essere solicitor non garantisce nulla!», ci tiene a precisare Gozzoli. «Nel Regno Unito – spiega – tale qualifica non dà alcun diritto a praticare né ad aprire uno studio. Il primo scoglio si incontra proprio qua: la differenza tra practising e non practising solicitor». Insomma, serve un certificato di pratica: «Nel momento in cui si ottiene tale attestato, si è fatto un primo step, ma a sua volta questo certificato non garantisce di poter prestare attività nelle cosiddette aree riservate…».
Break: le attività “riservate”
Tra le attività riservate ci sono il contenzioso e le funzioni strumentali ad esso, le attività notarili, i passaggi di proprietà immobiliare, la materia testamentaria e l’amministrazione dei giuramenti. Si tratta di una serie di settori che possono essere svolti solo da uno studio che abbia ricevuto l’autorizzazione della Solicitors Regulation Authority. «Ma quest’autorizzazione – spiega Gozzoli – è un processo molto lungo, che passa attraverso l’ottenimento di un’assicurazione professionale».
Capitolo 3: l’assicurazione professionale
«Nel Regno Unito è un processo lunghissimo, perché la compagnia, prima di rilasciare il certificato assicurativo, va a verificare estremamente in profondità tutta una serie di elementi della struttura, di sana e prudente gestione, di fatturato, di prospettive per il futuro, di garanzia, di esperienza dell’avvocato che guida l’organization…». Esperienza che, spiega Gozzoli, deve essere dimostrata nel corso del tempo, anche attraverso la clientela «che deve validare questa expertise e confermare la fiducia nel professionista. È un vero e proprio dialogo con l’assicurazione, si è sottoposti a un processo di due diligence, tutt’altro che una formalità!». E solo in caso di esito positivo, viene rilasciata l’assicurazione. «Gli assicuratori hanno una discrezionalità che dipende anche da altri fattori: come va il mercato assicurativo in generale, quante pratiche sono già state valutate, quanti certificati sono stati già rilasciati. Inoltre, in questo momento storico gli assicuratori non sono così favorevoli al rilascio di nuovi certificati alle start up legali, ma più propensi a rinnovare l’esistente…».
Capitolo 4: la svolta
Eppure, Cecilia Gozzoli ce l’ha fatta. Il punto di svolta, secondo la stessa professionista, è stato il coinvolgimento del giusto partner assicurativo: «Non è stato semplice trovare apertura nel mercato delle assicurazioni, soprattutto rispetto a una nuova realtà come la nostra, che si stava approcciando allo svolgimento di servizi legali in un’ottica di novità. La fase più complessa è stata completare la difficile due diligence, in esito alla quale l’assicuratore ha dato fiducia alla nostra realtà in fase di start up e, una volta soddisfatto del progetto, ha dato l’approvazione a quest’iniziativa». Ci sono state poi difficoltà operative: «Il dover mantenere, mentre si lavora, un dialogo costante con l’assicuratore nel corso del tempo, così in profondità e così di dettaglio. È stata un’analisi sostanziale: per ogni richiesta ho dovuto produrre tantissima documentazione a supporto».
Capitolo 5: l’autorizzazione
Nel Regno Unito i practicing solicitors sono poco più…
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