Grande fermento sotto il cielo del legal market
di nicola di molfetta
Gli ultimi sette giorni sono stati caratterizzati da una sarabanda di breaking news sul fronte cambi di poltrona nel mercato dei servizi legali.
In alcuni casi si tratta di rumors, in altri di passaggi ormai ben definiti e già calendarizzati. Fatto sta che la sensazione che si respira, guardando il settore dall’esterno, è che ci troviamo al crocevia con l’inizio di una nuova stagione.
«Tutto cambia», abbiamo scritto nell’ultimo editoriale del 2017 (si veda il numero 92 di MAG). E in effetti molte cose stanno cambiando.
Ci sono dei cicli che si stanno chiudendo. E come sempre accade, per una fase che giunge al termine ce n’è un’altra che comincia. Tutti i principali player del settore sono impegnati a fare i conti con l’evoluzione in corso. Chi per conservare il primato raggiunto. Chi per migliorare il proprio posizionamento. Chi per rientrare, di fatto, nel giro che conta riuscendo magari persino a ribaltare l’ordine vigente fino a questo momento.
In questo numero di MAG abbiamo dedicato la copertina al progetto Deloitte Legal. Per coincidenza, poco più di un anno fa, avevamo puntato il faro sul percorso di Tls PwC. Mentre a luglio 2016 vi avevamo raccontato i progetti (puntualmente in fase di attuazione) di EY. Il ritorno delle big four tra i protagonisti del legal market nazionale, noi lo avevamo addirittura preconizzato nel 2014 (era il numero 13 di MAG).
Tranquilli. La redazione non si è dotata di sfere di cristallo. Ma da sempre coltiva l’abitudine di guardare cosa accade all’estero e di provare a immaginare quale sarà il riflesso di certe tendenze nella nostra Penisola.
L’Inghilterra funziona spesso come finestra sul futuro. E il ritorno di prepotenza dei big mondiali della consulenza nel mercato dei servizi legali (da cui erano stati loro malgrado allontanati dopo lo scandalo Enron) è una tendenza in atto ormai da diverso tempo Oltremanica.
In Italia, invece, queste realtà hanno una partita tutta da giocare. E in mano, si ritrovano carte che molti dei loro competitor non posseggono. Il valore della presenza globale, la forza pervasiva delle diverse linee di servizio tramite cui vengono a contatto delle aziende, l’economicità della loro offerta multidisciplinare, l’alto tasso tecnologico dei loro prodotti e la capacità di impiegare risorse importanti per attrarre i talenti che servono a giocare questa partita, a nostro parere, rendono gli studi professionali dei big della consulenza player potenzialmente in grado di avere un effetto dirompente sulla scena.
A tutto questo, poi, si aggiunge un ulteriore vantaggio competitivo: sono generalmente sottovalutati.
Non mi è ancora capitato di parlare con un socio di uno dei principali studi legali presenti in Italia che mi abbia confessato di guardare (quantomeno) con attenzione le manovre in corso in queste realtà. Tutti continuano a considerarle distrattamente. Tutti continuano a richiamare una sorta di differenza ancestrale tra l’offerta legale che arriva dalle tradizionali associazioni professionali (siano esse nostrane o di matrice straniera) e quella che queste strutture sono in grado di mettere sul piatto. Quasi che mercato e competitività fossero, ancora oggi, una questione di lignaggio.
Ora, lungi da noi sostenere che la storia sia già scritta. Siamo cronisti e ci limitiamo a registrare e, per quanto nelle nostre possibilità, analizzare certi movimenti.
Tuttavia ci sembra quantomeno naif considerare (come fanno tanti avvocati abbarbicati sulle loro poltrone di pelle umana nelle stanze presidenziali dei loro studi tradizionali) “nulla di preoccupante” il ritorno in campo di operatori che, già solo in virtù delle economie di scala che sono in grado di sfruttare e mettere a beneficio dei loro clienti, appaiono l’interlocutore più naturale per quelle aziende sempre più attente alla gestione dei loro budget.
A tutto ciò, infine, si aggiunga che queste realtà (in cui sono nati e cresciuti professionalmente tanti avvocati che oggi guidano importanti studi attivi in Italia) stanno rapidamente recuperando la loro forza attrattiva nei confronti di professionisti quotati sul mercato. Il che dovrebbe anche aiutarle a costruire un posizionamento reputazionale nuovo, capace di spazzar via buona parte della diffidenza che molti competitor, tentati dalla loro business proposition, continuano a mostrare.
Ogni lateral di qualità, in questo scenario, potrebbe avere l’effetto della proverbiale goccia che scava la pietra.
Il cambiamento è in atto. Il nostro mestiere, come sempre, sarà quello di raccontarvelo.
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