Gop con l’azionista Generali su Cattolica
L’eventuale superamento di Generali della soglia del 25% del capitale, per effetto dell’acquisto da parte della compagnia di azioni oggetto di recesso, non comporta per Trieste l’obbligo di lanciare un’opa. A chiarire la questione legata all’ingresso di Trieste nel capitale della compagnia assicurativa veneta è la Consob.
La crescita sopra tale soglia infatti – secondo quanto riportato in una nota pubblicata sul Sole 24Ore – «non sarebbe in questo caso dettata dalla volontà di Generali, che oggi ha il 24,4% del capitale, bensì di tipo passivo come risultato del riacquisto da parte di Cattolica delle azioni proprie dai soci che hanno esercitato il diritto di recesso nell’ambito della trasformazione in Spa».
Questo, il tenore della risposta fatta pervenire dall’authority guidata da Paolo Savona alla compagnia trestina, che nel suo ruolo di azionista di Cattolica sta venendo assistita da un team dello studio Gianni & Origoni composto dal socio fondatore Francesco Gianni (nella foto), con il managing associate Mattia Casarosa e l’associate Caterina Pistocchi.
La presenza di Generali è all’origine della tensione che in questi giorni è emersa tra Cattolica e Banco Bpm (si vedano gli articoli in merito su financecommunity). La vicenda, a quanto pare, vede già impegnati gli avvocati che stanno valutando la situazione. Carlo Pavesi, socio di Gatti Pavesi Bianchi, sarebbe al fianco di Banco Bpm. Mentre il professor Mario Cera, sarebbe impegnato con Cattolica.