GOOGLE OSCURA IL SITO DELLA LAW FIRM CHE GIOCA COL SEO

Se provate a cercare su Google, Irwin Mitchell, storica law firm inglese con oltre 1.000 avvocati, nove uffici in giro per il mondo e un giro d’affari che (nel 2010) si aggira sui 185 milioni di sterline, con grande stupore troverete che tra i risultati offerti dal motore di ricerca non comparirà il sito ufficiale dello studio.
Possibile che una tale realtà, con un posizionamento consolidato sul mercato, e fior fior di budget da spendere in marketing e business development non abbia investito qualche pound nella realizzazione di una vetrina istituzionale da piazzare nella rete?
No, of course.
Il fatto è che, come riporta la stampa di settore inglese in queste ore, pare che Google abbia deciso di punire Irwin Mitchell per avere violato le linee guida comportamentali che il colosso dei motori di ricerca, fondato nel 1997 da Larry Page e Sergey Brin impone ai suoi stakeholder. Regole segretissime. Che nessuno conosce e che i guru dell’attività di Seo (Search Engine Optimization) cercano costantemente di ricostruire e vendere ai loro clienti.
Tra le regole non scritte, c’è quella che non bisogna abusare dei link che rimandano al proprio sito web, influenzando il “naturale” funzionamento dei meccanismi di ricerca fissato dai segretissimi algoritmi fissati da Google. I trasgressori saranno puniti. E tanto è accaduto, stando alle cronache britanniche, a Irwin Mitchell.
“Googlando” il nome dello studio, la prima voce che compare è quella di Wikipedia. Seguono una serie di pagine che nulla hanno a che vedere con lo studio (guarda la foto) o che rimandano a siti terzi in cui si parla della law firm.
L’hyperlinking non sembra essere attività gradita. E gli strateghi della comunicazione di Irwin Mitchell lo hanno imparato. Tanto che nella serata, la law firm ha pubblicato una nota in cui dice di «avere appreso della situazione e di essere a lavoro per risolverla».

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