GIOVANNI LEGA, ASLA: MERCATO LEGALE FINALMENTE MODERNIZZATO
Otto anni di attività compiuti da poco e circa cento studi legali con uffici in tutta Italia e talvolta anche all’estero, un fatturato stimato da legalcommunity.it di circa 4 miliardi di euro in rappresentanza di oltre 6.000 avvocati, su un totale iscritti alla cassa di 212 mila e un fatturato totale stimato di circa 13,5 miliardi di euro. E' l'associazione studi legali associati, Asla. Parliamo di liberalizzazioni con Giovanni Lega, presidente e fondatore dell'associazione.
D. Avvocato Lega qual è la posizione di Asla sulle liberalizzazioni del governo guidato da Mario Monti uscite dal decreto del 20 gennaio?
R. Più che di liberalizzazione parlerei di modernizzazione, anche se per i nostri associati gli argomenti affrontati dal Governo sono noti già da tempo: gli studi membri di ASLA godono di coperture assicurative, predispongono preventivi ai loro clienti, e quindi applicano tariffe concordate in precedenza. Tuttavia, vi sono ancora importanti nodi da sciogliere. La previdenza forense è ancorata ad uno schema superato che ormai finisce col soccorrere gli evasori piuttosto che premiare i virtuosi: in un’ottica di riforma delle pensioni, occorrerebbe fare una riflessione più ampia, includendo quella degli avvocati. Inoltre, il regime previsto per le società di capitali tra i professionisti è assolutamente sbagliato, non si può pensare che vi siano soci di capitale che possano detenerne la maggioranza. Sono entrambi argomenti sui quali abbiamo effettuato approfondimenti, anche con le normative degli altri paesi, ma il nostro contributo è stato ignorato.
D. Più di 250 mila professionisti, un numero in crescita ogni anno. Quali sono le questioni aperte e come può crescere questo mercato?
R. E’ vero, siamo troppi, ma il problema sta principalmente nella relativa facilità del corso di studi – che comunque ben poco ha a che fare con le esigenze del mestiere di avvocato- e nella carenza di controlli sul reale svolgimento della professione: non è possibile che ancora nel 2009 il 35% degli avvocati iscritti agli Albi non fosse iscritto alla Cassa Forense, che a Milano e Trento nello stesso anno oltre il 90% fosse iscritto alla Cassa mentre a Catanzaro ed a Reggio Calabria la percentuale era al 50%, e che solo 18 mila avvocati su 212 mila iscritti alla Cassa abbia dichiarato – sempre nel 2009 – un reddito professionale superiore ad 86 mila euro. Perché non vengono incrociati i dati e non si cancellano dagli Albi i non aventi diritto? Per non parlare poi di pubblicità, del regime fiscale assolutamente penalizzante per gli studi associati, del nome in ditta, insomma, di tutti quegli aspetti che anziché avvicinare il mondo legale a quello delle imprese non stanno facendo altro che allontanarlo sempre di più.