General counsel, la prima volta di Chiomenti
di rosailaria iaquinta
I giuristi d’impresa entrano negli studi. Non come clienti. Ma come parte della squadra. Per la prima volta un’insegna italiana, Chiomenti, ha introdotto la funzione di general counsel, affidandola all’ex socio Sebastiano Zimmitti.
Sebbene già da diversi anni le grandi law firm americane e anglosassoni si siano dotate di avvocati che gestiscono internamente e in maniera strutturata le esigenze legali e societarie, in Italia nessuno ancora aveva intrapreso questa strada. Oltre a risultare particolarmente innovativa, la nomina di Zimmitti di fatto apre a un mercato mai battuto nel nostro Paese.
L’avvocato che fino alla sua nomina si è occupato di contenzioso e arbitrati ha rinunciato alla partnership e si dedicherà ora alla gestione delle funzioni compliance e legale.
MAG ha incontrato Filippo Modulo, managing partner di Chiomenti per comprendere le ragioni che hanno spinto lo studio a questa mossa, approfondire il ruolo affidato al general counsel e svelare come questa nuova figura professionale si inserirà nella struttura organizzativa.
Avvocato Modulo, Chiomenti è il primo studio legale italiano a dotarsi di un general counsel. Come è nata l’idea?
Da una serie di fattori. Siamo partiti dalle esigenze operative su alcune aree di attività, che prevedono il rispetto di regole e norme applicabili allo studio o ai rapporti che instaura con terzi, che vivevamo da tempo e gestivamo con altre modalità.
Ovvero?
Si tratta di questioni che alcuni professionisti delegati appositamente seguivano dedicandosi nel tempo disponibile o per le quali chiedevamo supporto esterno e che abbiamo ritenuto più opportuno affidare a un nostro general counsel.
Una novità in Italia. Mentre all’estero?
Siamo andati a guardare oltre i nostri confini e abbiamo osservato il mercato americano, dove oltre il 65% degli studi legali ha una funzione di general counsel che, nei casi delle law firm più grandi, è strutturata al pari che in qualsiasi altra azienda o istituzione.
Quando avete deciso di partire con questo progetto?
È uno degli obiettivi del programma di gestione, definito in occasione del rinnovo delle cariche a maggio scorso, volto a migliorare l’assetto delle funzioni di staff e di servizio a favore dei professionisti. Abbiamo iniziato a ragionare concretamente sull’ipotesi quest’estate, i tempi necessari per definirne i contorni e condividerne gli obiettivi con Sebastiano.
La scelta di affidarsi a un general counsel è una mossa che in qualche modo accomuna sempre di più lo studio legale a un’azienda. Non crede?
Bisogna fare dei distinguo. Gli studi legali di grandi dimensioni come il nostro ormai hanno una doppia matrice. La prima è quella professionale e considerando che il contenuto della nostra attività rimane la prestazione di consulenza e assistenza legale, nel nostro caso in forma associata, non c’è nulla di più distante da un’azienda sotto questo profilo. I professionisti prestano la propria assistenza secondo le regole di indipendenza di giudizio e non rispondono ai criteri aziendali di subordinazione.
Però c’è una seconda matrice…
C’è poi una seconda anima, che è la “macchina da gestire”. Oltre ai più di 300 professionisti, lo studio conta un centinaio di dipendenti che rispondono invece alle regole proprie del rapporto di lavoro dipendente e all’organizzazione di un’azienda. Ci sono poi anche una serie di servizi e strumenti che devono essere organizzati e messi a disposizione di chi svolge l’attività professionale.
Come mai per questa figura avete deciso di selezionare un professionista interno allo studio e non esterno. La sua provenienza non indebolisce in qualche modo questa figura?
Al contrario la rafforza, perché il professionista che viene dall’interno conosce bene la struttura e il funzionamento del mondo professionale. Ha dimestichezza con le procedure che ci siamo dati e ha mandato di tenerle aggiornate, portando il suo valore aggiunto. Un altro elemento che rafforza la sua posizione è che noi conosciamo bene lui, le sue competenze e capacità.
Insomma, meglio un esperto del settore…
Ci troviamo davanti a una novità per il nostro mercato, non ci sono in Italia general counsel che abbiano svolto questa attività in uno studio legale. In futuro magari ci potrà essere una maggiore disponibilità di legali con anche queste competenze, come accade ad esempio nel mercato americano.
Torniamo sul ruolo del vostro general counsel. Di cosa si occuperà?
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