Gatti Pavesi Bianchi punta su internazionalizzazione, tax e regolamentare

Dalla fusione tra Bpm e Banco Popolare alla gestione della vendita di Inwit da parte di Telecom.  Dal merger letterario tra Mondadori e Rcs Libri all’assistenza al fondo Atlante nell’operazione di aumento di capitale della Popolare di Vicenza. Lo studio Gatti Pavesi Bianchi ha cominciato il 2016 con il piede giusto. E ampliando la propria partnership.  Dopo i lateral hire di soci (dal merger con Carlo Pavesi e Stefano Verzoni all’arrivo di Stefano Grassani) è scattato anche il momento della crescita interna. ?Come rivelato da legalcommunity.it lo studio ha promosso Paolo Garbolino e Alessandro Cipriani a salary partner e Giorgio Groppi e Vanessa Sobrero a soci junior. 
Ma le novità non sono finite. E i lavori sono ancora in corso. Lo studio, come racconta il managing partner Stefano Valerio (nella foto) in questa intervista a MAG, ha tre obiettivi da centrare nel prossimo futuro: l’internazionalizzazione, l’avvio di un dipartimento tax e il rafforzamento del regulatory che, oltre all’antitrust, dovrà integrarsi anche con l’amministrativo. Per studiare il modo in cui Gatti Pavesi Bianchi dovrà affrontare questa road map, lo studio, ha dato vita a due comitati formati da giovani avvocati. Il primo dedicato all’innovazione e alla qualità della vita e del lavoro; il secondo alla strategia internazionale.  Comincia una nuova stagione. Si parla di cambiamento, ma le radici restano salde nella tradizione. «Lo studio negli ultimi mesi ha lavorato per mettere assieme avvocati omogenei per esperienza, età e approccio alla professione», dice Valerio.  

Che impatto ha avuto la scomparsa del fondatore e padre tutelare dell’associazione: Carlo d’Urso?
Per noi, la perdita di Carlo d’Urso è stato e rimane un dolore. Non riesco a ricondurre questo avvenimento solo a questioni professionali.  

Possiamo dire che lo studio sia uscito coeso da questo lutto?
C’è un gruppo di professionisti che lavorano insieme ormai da quasi vent’anni e che hanno contribuito alla formazione del Dna di questa organizzazione e che hanno raccolto attorno a sé avvocati che condividono questo modo di essere. Francesco Gatti, Carlo Pavesi e Luigi Arturo Bianchi guidano ora il progetto di crescita dimensionale e puntano a vincere nuove sfide,  sia ampliando i servizi di consulenza e le practice,  sia allargando la presenza internazionale.  Una visione condivisa che mira a confermare la nostra identità di studio indipendente e di riferimento per il mercato italiano, con professionisti che condividono i medesimi valori.  

schermata_2016-05-03_alle_15.45.08.pngCarlo d’Urso è una figura fondamentale. Molti, però, si son chiesti come mai abbiate deciso di cambiare nome?
Non abbiamo deciso. Purtroppo la normativa contiene alcune norme obsolete e insensate. Mentre siamo considerati un’azienda quando c’è da essere ammessi allo stato passivo o da pagare l’Irap, non lo siamo quando dobbiamo cercare di tutelare il nostro know how o i nostri marchi.  

Ma in Italia ci sono tanti studi che operano sul mercato con un marchio non necessariamente legato ai nomi dei professionisti attivi…
Sono soprattutto stranieri che possono agire con nomi di signori che non ci sono più o che, comunque, non sono presenti in Italia. Altrimenti si deve o ricorrere a stratagemmi o a darsi un nome di fantasia. La prima soluzione non ci sembrava degna di onorare la memoria di Carlo d’Urso che resta e resterà sempre il fondatore di questo studio. La seconda, non ci convinceva sino in fondo visto che questo studio è molto caratterizzato dalle persone che ci lavorano.    

Tornando a ciò che lo studio è oggi. L’integrazione con Pavesi ha rafforzato lo studio in un settore in cui era già forte. In prospettiva pensate di affrontare anche passaggi strategici nuovi?
L’integrazione con Pavesi e il suo team ha rafforzato tantissimo lo studio perché Carlo è un professionista straordinario. Ha una penetrazione storica in ambito bancario e si occupa principalmente di operazioni di grande rilievo. La prova è che in questo inizio d’anno siamo il primo studio d’Italia per valore dei deal seguiti.  

E questa integrazione ha avuto effetti anche su altre aree di pratica?
Assolutamente sì. Con Pavesi è arrivato Stefano Verzoni che ha rafforzato il giudiziale. Nello stesso periodo lo studio ha avuto l’ingresso di tre soci: Luca Faustini che ha rafforzato il restructuring, Stefano Grassani per l’antitrust e Rocco Ferrari che fa real estate. Quindi abbiamo rafforzato attività già esistenti con professionisti di qualità.  

E in prospettiva?
Siamo una piattaforma aperta ad altre practice che al momento non sono presenti. In particolare penso al fiscale e all’amministrativo.  

State cercando?
Sì, anche se non è facile.  

Perché?
….

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