GATTAI MINOLI AGOSTINELLI VUOLE LA VETTA DEL MERCATO

Il prossimo step riguarderà il contenzioso. Ma per il momento, si lavorerà sull’integrazione del team guidato da Riccardo Agostinelli. Lo scorso 17 settembre ha ufficialmente preso il via la fase 2.0 della boutique a cui ha dato vita Bruno Gattai assieme ai 35 professionisti che, a dicembre del 2012, hanno deciso di seguirlo dopo il repentino passaggio in Grimaldi seguito al dissolvimento di Dewey & LeBoeuf. ?
Nuova fase e nuova insegna. Accanto ai nomi di Gattai e Luca Minoli, spunta anche quello di Agostinelli. Una scelta fatta per comunicare la strategicità di questo inserimento. Non un semplice lateral hire, ma il compimento di un passaggio essenziale nella realizzazione del progetto professionale che sta alla base di questa associazione nata con l’aspirazione di essere un player d’eccellenza nelle tre aree principali della consulenza legale d’affari: societario, finanziario e contenzioso. In attesa di conoscere le future mosse sul versante litigation, c’è da capire quale sarà l’effetto dell’integrazione del gruppo di ex Latham & Watkins nella compagine di via Manzoni. Il team si dovrà integrare con la squadra che fino a questo momento si è occupata di finance nello studio sotto la guida del socio Gaetano Carrello.

Per Gattai Minoli, il 2013, ossia il primo anno di attività piena dello studio, si è chiuso con ricavi a quota 10,1 milioni di euro. Semplicemente sommando a questa cifra, quella della stima relativa al fatturato per partner di Latham & Watkins in Italia nello stesso anno, si potrebbe presumere che l’integrazione dovrebbe consentire al nuovo studio di partire con un giro d’affari di base pari a non meno di 14 milioni di euro.  Ma ovviamente quando si parla di sinergie si presume che l’unione di due strutture possa funzionare da moltiplicatore delle loro capacità di generazione di business. Di questo sono convinti sia Gattai sia Agostinelli che, in questa intervista esclusiva concessa a Mag by legalcommunity.it, parlano anche di tempi maturi per un «cambio generazionale» ai vertici del mercato. Un’opportunità che l’ex socio di Latham vede chiaramente tanto che due anni fa provò a prospettarla ai suoi partner della branch milanese dello studio americano.

Avvocato Agostinelli, vuol dire che c’è stato un momento in cui Gattai e soci erano il target e non il bidder?
Agostinelli: Io e Bruno ci conosciamo da anni. Effettivamente, quando è finita l’esperienza di Dewey & LeBoeuf, io provai a portarlo in Latham & Watkins. L’operazione però non si riuscì a fare. Anche se per ragioni diverse dal business.

E alla fine se la montagna non va da Maometto….
Agostinelli: Negli ultimi 24 mesi il mio sogno è consistito nel creare una grande piattaforma legale in una grande realtà italiana.
Gattai: Siamo partiti con l’idea di essere presenti in tre aree: corporate, finance e litigation. Nel finance eravamo qualitativamente a posto ma non avevamo ancora una grande forza d’urto. Con l’arrivo di Riccardo, direi che abbiamo completato una delle squadre più forti in questa area di pratica.

Spesso, negli anni scorsi, vi siete incrociati sugli stessi deal lavorando l’uno con i fondi o le imprese e l’altro con le banche. Non rischiate il corto circuito ora che state dalla stessa parte della barricata?
Agostinelli: Non vedo alcun rischio. Le banche possono essere assistite sponsor side o lender side. Nel primo caso, la relazione con i fondi non crea alcun tipo di problema. Gattai: E Riccardo lavora più sugli sponsor. Si tratta di un’attività che viene svolta in sinergia con il corporate.

Certo, resta il grande tema se una practice finanziaria possa funzionare meglio in uno studio italiano che in una struttura internazionale…
Agostinelli: Ne ho discusso proprio qualche giorno fa con un banchiere mio cliente. E alla sua stessa osservazione ho risposto così: «quand’è stata l’ultima volta che hai lavorato su questioni di diritto inglese o americano nell’ambito di un’operazione italiana?». La sua risposta è stata: «non lo ricordo». Si lavora in inglese, ma sempre su questioni di diritto italiano.

Ma gli studi internazionali presidiano le piazze finanziarie dove nascono le operazioni…
Agostinelli: Abbiamo una infinità di contatti all’estero. E soprattutto siamo liberi di poter scegliere sempre con chi lavorare. Non abbiamo bisogno di operare sotto il cappello di una struttura internazionale.

Cosa pensate vi distingua davvero sul mercato?
Gattai: Noi siamo un unicum. Non la solita boutique che ha deciso di specializzarsi in una particolare area di attività, ma una struttura che è rimasta fedele alle tre practice tradizionali della consulenza d’affari.

E poi?
?Gattai: Poi non abbiamo sul groppone i costi dei grossi studi nazionali e non soffriamo l’anonimato che segna molte piccole o medie strutture. Ma il nostro maggiore tratto distintivo è ancora un altro.

Quale?…

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