Galassi, un avvocato al timone di Ferretti
Il gruppo della nautica, dopo otto anni, ritorna all’utile. Il fautore di questo rilancio racconta a MAG com’è riuscito nell’impresa. E a proposito dei colleghi legali dice: «Vanno gestiti con attenzione»
Il titolo con cui si presenta è Avvocato. Ma, Alberto Galassi (nella foto), nato in una famiglia di imprenditori a Modena nel 1964, da oltre sedici anni fa il manager. «Ho quattro passioni», dice: «aerei, barche, auto e arte». Da giovane sognava di fare il pilota per l’aeronautica militare. Quando, però, ha capito che quella non era la sua strada ha deciso di dedicarsi alla legge. Si è occupato di diritto internazionale nello studio Capece Minutolo a Roma, collaborando anche con la law firm Baker Botts. «La mia vita precedente», la chiama. Poi nel 2000 è arrivata l’opportunità di andare a lavorare in Piaggio Aero Industries. E il salto dalla professione all’impresa è stato inevitabile. Qui è stato tra i promotori dell’ingresso nel capitale di Mubadala e del Gruppo Tata. I buoni rapporti con la finanza emiratina gli hanno aperto anche le porte del cda del Manchester City dove siede (unico italiano) in qualità di consigliere. Ma dal 2013, Galassi è soprattutto il timoniere che ha guidato il rilancio del Gruppo Ferretti, passando di fatto a lavorare per la seconda delle sue passioni. Uscito dalla tempesta di una crisi debitoria che aveva rischiato di affondarlo grazie all’intervento dei cinesi di Weichai, il Gruppo Ferretti (che produce yacht e navi da diporto a marchio Ferretti, Riva, Pershig, Itama, Mochi Craft, Crn e Custom Line) quest’anno è riuscito nell’impresa di tornare all’utile. Cosa che non accadeva dal 2008.
E il fatturato?
Lo abbiamo chiuso a poco meno di 500 milioni di euro. Siamo cresciuti del 20% rispetto al 2015. Abbiamo prodotto 148 barche e le abbiamo vendute quasi tutte. Europa e Medio Oriente sono due mercati che sono andati molto bene e la notizia è che anche gli italiani stanno tornando. È stato un anno bisestile buono.
Quello domestico era ormai diventato un mercato minore…
È ancora un mercato residuale. Prima della crisi contava per il 40% della nostra attività. Oggi siamo un filo sotto il 10%. Però lo vediamo in ripresa.
È stupito?
Il cliente italiano stava diventando una specie protetta come il panda. Sta ritornando ad avvicinarsi con molta cautela alla barca. L’italiano ha una cultura nautica che deriva dal dopoguerra.
Ovvero?
L’italiano ha una passione per le barche che definirei ancestrale. Qui non devi inventare nulla. È una cultura che c’è già e ci appartiene. Il settore, però, ha subito una “tentata strage” a causa dei provvedimenti di qualche governo fa. E il combinato disposto con la crisi è stato letale.
Il 2017 come si apre?
Con molte novità. Al….
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