Freebly un anno dopo: il primo bilancio
E poi c’è stata la pandemia. Quante storie, negli ultimi tempi, sono inframezzate da questa frase. Il progetto Freebly, primo studio legale organizzato come società benefit, non fa eccezione. L’iniziativa lanciata dagli avvocati Giulio Graziani (nella foto) e Antonello Leogrande ha compiuto il suo primo anno di vita. E anche in questo caso le costrizioni determinate dalla deflagrazione dell’emergenza Covid-19 hanno avuto un certo impatto. Il 2020 «è stato un anno molto complesso che ha visto anche noi di Freebly alle prese con la gestione della pandemia», racconta Graziani. «In particolare, credendo fortemente nella relazione interpersonale, l’impossibilità di creare situazioni aggreganti tra i professionisti, per come eravamo abituati, certamente ci ha indotto a una riprogrammazione anche delle nostre strategie di sviluppo. Ritengo comunque che il bilancio sia molto positivo, soprattutto in termini di crescita e posizionamento nel mercato legale».
E qui parlano i numeri. A poco più di un anno dalla partenza, Freebly conta 14 professionisti, 6 membri staff e un fatturato di 350mila euro. Inoltre, prosegue Graziani in questo colloquio con MAG, «abbiamo chiuso il primo bilancio d’esercizio in utile e stiamo predisponendo il nostro primo rapporto integrato che prossimamente renderemo pubblico».
In un periodo complicato, siete entrati nel mercato rivendicando il diritto alla felicità: perché ce n’era bisogno?
Perché usare il termine al passato? Riteniamo che ci sia sempre bisogno della ricerca della felicità del professionista in quanto persona. La felicità (o anche e forse meglio, la serenità), è una scelta quotidiana e ci siamo resi conto, durante gli oltre 80 primi colloqui svolti da quando abbiamo costituito Freebly, che molte persone seppur contente dell’attività professionale in quanto tale, lamentano numerosi disagi nella vita quotidiana e relazionale di studio che li rende infelici.
La cosa interessante è che ci avete pensato prima che il mondo piombasse nell’incubo della pandemia. Quindi certe considerazioni prescindevano dalla crisi sanitaria globale…
Certamente. Freebly nasce, ante Covid, dalle esperienze personali e professionali mie e di Antonello Leogrande e dall’esigenza di proporre un modello che fosse molto più coerente con il contesto sociale e professionale che stiamo vivendo. Assistiamo quotidianamente a cambiamenti repentini e consideriamo che anche il ruolo dell’avvocato calato nel contesto dello studio professionale, debba essere riletto in chiave moderna.
In un certo modo il vostro è un progetto ambizioso anche perché riscrive le regole d’ingaggio nel rapporto tra studio legale e avvocati: nessuna gerarchia, nessun budget, nessuna costrizione temporale. Può funzionare?
Funziona con chi sceglie di modificare vita e approccio alla professione e ha maturato un desiderio di essere parte del cambiamento che Freebly persegue, farsi portatore di valori e rivendicare un ruolo sociale, quale quello dell’avvocato, che purtroppo spesso è stato screditato. L’assenza di vincoli e l’autodeterminazione degli obiettivi, contribuiscono a…
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