Fondi Ue, non basta avere uno studio per puntare al tesoretto
La legge di Stabilità 2016 (Legge n. 208/2015, articolo 1, comma 821), ha aperto agli avvocati e in generale agli studi professionali l’accesso ai fondi europei. Le risorse a disposizione dell’Italia come fondi strutturali sono, per il periodo 2014-2020, circa 44 miliardi a cui deve aggiungersi il co-finanziamento di 20 miliardi da parte dello Stato. Per capire che si tratta di un’occasione da non perdere per i legali italiani non serve, quindi, uno scienziato.
REDDITI IN CALO PER I LEGALI
Lo stato di salute finanziaria delle toghe tricolori è tutt’altro che buono. Stando agli ultimi dati forniti da Cassa Forense, infatti, oggi in Italia ci sono 237.132 avvocati, vale a dire il 62% in più rispetto a 10 anni fa. L’età media della popolazione forense attiva si attesta a 44 anni. E il reddito medio dei professionisti langue. Negli ultimi 10 anni, infatti, a fronte della notevole crescita degli iscritti il reddito complessivo Irpef della categoria è aumentato solo del 40% arrivando a 8,043 miliardi di euro a cui corrisponde un reddito medio dichiarato di 37.505 euro (dati al 2014) in calo del 21% rispetto al 2010.
NEL 2015, FUORI DAI GIOCHI 8.000 AVVOCATI
L’impoverimento diffuso dell’avvocatura italiana (da anni si parla di proletarizzazione) ha avuto conseguenze a cascata sul settore che ha visto uscire dal mercato ben 8.000 professionisti solo nell’ultimo anno (si veda il numero 52 di MAG). Ecco perché l’opportunità di accedere a fondi che potranno essere impiegati nella propria attività, sostenendo investimenti per l’innovazione tecnologica delle strutture o per l’apertura di nuove sedi e l’organizzazione dello studio in forma associata, non può essere sprecata.
DIALOGO AVVIATO TRA CASSA E REGIONI
Cassa Forense ha avviato una campagna informativa a tappeto su tutto il territorio nazionale sul tema dei fondi europei. Inoltre, l’ente previdenziale della categoria ha da tempo creato la Commissione Cf lab Europa che si dedica proprio a capire come intercettare e investire le risorse Ue. Dall’attività di Cf lab è emerso che per accedere ai finanziamenti comunitari era necessario creare un dialogo con chi intercetta e assegna queste risorse: le Regioni. Con questo obiettivo, la Cassa ha creato una struttura ad hoc fatta di delegati incaricati di avviare un dialogo con gli assessori dei vari enti sul territorio. L’importanza di questo dialogo è tutt’altro che formale. Perché se da un lato è il corpo dell’avvocatura che deve comprendere cosa significhi l’essere stata finalmente equiparata sul piano economico alle imprese, dall’altro sono gli enti che amministrano queste risorse che devono accettare l’idea dell’allargamento degli aventi diritto anche agli studi professionali. Cosa tutt’altro che scontata.
UNA EQUAZIONE NON SCONTATA
Una prima indicazione su quali siano le caratteristiche che uno studio debba avere per poter essere equiparato a un’impresa sono arrivate da una recente sentenza del Consiglio di Stato….
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