Fase 2 avvocati a confronto
In un’introduzione che ha ripercorso le tensioni sociali nelle fabbriche degli anni 70 e 80, Trifirò ha auspicato che questa fase – tuttora emergenziale – grazie a software e app consenta di avvicinarsi a “nuovi rapporti di lavoro, meno subordinati e più autonomi vantaggiosi per tutti”. Altra questione, la “difesa dell’organizzazione del lavoro come quando azioni legali e risarcitorie aiutarono a riprendere la produzione interrotta da scioperi e picchetti”.
Come sarà il nostro “new normal”, ovvero il day after dell’epidemia? La società guidata da Pandozy ha creato un sistema di biosorveglianza grazie al quale la Regione Veneto ha superato la fase acuta del coronavirus abbassando l’indice RO di contagio da 3,4 a 0,7 in due mesi. “Abbiamo usato i big data, incrociando banche dati già esistenti per identificare focolai – ha spiegato Pandozy – La sanità del Veneto è eccellente e si è contenuto il virus in modo molto efficiente rispetto ad altre realtà che hanno fatto scelte diverse”. Passo successivo, garantire la sicurezza al rientro in azienda: “Fondamentali misure igieniche e distanziamento sociale. Abbiamo elaborato un badge che segnali ai dipendenti quando si avvicinano a meno di 1,5 metri”. Un problema saranno i mezzi di trasporto, già scarsi prima. La versa sfida, tuttavia, sarà “la tecnologia, gli investimenti in tecnologia saranno determinanti. Spero che diventino permanenti perché aumenteranno finalmente la produttività dell’Italia”.
L’avvocato Pinelli ha affrontato il nodo della responsabilità penale generata dal coronavirus. Sullo sfondo, l’”abuso della responsabilità penale” che nei principi del nostro ordinamento sarebbe invece residuale. Insomma, il rischio-covid “è entrato a piè pari nel rischio d’impresa in un’ottica di illusione repressiva”. Con l’eventualità di cause di lavoro per presunti contagi sul posto di lavoro, dal momento che il Cura Italia ha configurato tale evento come infortunio sul lavoro. “Ma l’imprenditore teme molto di più l’avvio di una causa penale che non il suo epilogo – ha argomentato il penalista – che lo vedrà quasi sempre prosciolto, poiché sarà impossibile provare il nesso causale”. Come difendersi allora? “Fondamentale che l’azienda adotti un protocollo di sicurezza anti-contagio definendo le attività fatte per garantire sanificazione ambienti, distanziamento, sorveglianza sanitaria. Un documento in grado di dimostrare il percorso di prevenzione del rischio”.
L’avvocato Molteni, esperto di relazioni sindacali, ha trattato con questa chiave i temi della sicurezza sul lavoro e delle modalità di accesso al credito. Sotto il primo profilo, il confronto tra governo e parti sociali ha dato luogo a un protocollo condiviso che contiene le linee-guida anti-contagio, ma “trattative a livello aziendale possono portare a misure più incisive previo consulto con i sindacati”. Quindi c’è un “coinvolgimento dei sindacati nell’individuazione delle misure, la cui applicazione resta di competenza dell’imprenditore.
Più complicata la questione dell’accesso al credito: le norme prevedono che la Sace possa concedere garanzie alle banche per finanziare le imprese a certe condizioni, tra cui che l’impresa “gestisca i livelli occupazionali con accordi sindacali”. Una formulazione “infelice secondo l’avvocato perché vaga: “Può lasciare ipotizzare una cogestione con potere di veto dei sindacati, con profili di incostituzionalità. E vale per i sindacati maggiormente rappresentativi o per tutti? Può rendere un licenziamento illegittimo? E che succede al prestito se questa norma viene violata?”.
Tema su cui torna l’avvocato Provera, capo del dipartimento societario e finanza di Trifirò, per cui lo schema Sace “sembra il panorama ideale ma è più forma che sostanza”. Oltre al freno della burocrazia sono diversi i profili di rischio, e la compliance resta cruciale: “Per la parte minoritaria di finanziamento non coperta da Sace, Abi e Bankitalia richiedono un’istruttoria. Significa che se l’azienda finisse in default, le banche rischiano il coinvolgimento nel reato di bancarotta? E gli amministratori societari possono essere accusati di aver pagato crediti ordinari (fornitori, dipendenti) prima di quelli privilegiati?”. Interrogativi tutti apertissimi.