Eversheds lancia il focus team sulla cannabis legale negli Usa

Eversheds Sutherland avvia la practice dedicata alla cannabis legale. Alla luce degli sviluppi del business della marijuana, legalizzata in alcuni stati Usa (California e Colorado) e recentemente sdoganata anche in Italia (solo per quanto riguarda le piante a thc zero, ovvero quelle prive del principio psicoattivo, la cosiddetta “cannabis light” o “medica”), la law firm ha deciso di dedicare un focus team specifico per assistere imprese e clienti che vogliono entrare nel mercato della “weed”.

«Abbiamo notato una crescente necessità di indicazioni su come districarsi nel panorama giuridico fluido dell’industria della cannabis» ha spiegato a The Global Legal Post il co-ceo di Eversheds Sutherland, Mark D. Wasserman. (clicca qui)

Il team fornisce una serie di servizi a privati ​​e aziende, tra cui contenzioso, investigazioni, licenza e compliance per coltivazione, lavorazione e distribuzione, protezione della proprietà intellettuale, consulenza normativa e fiscalità. Alla guida del team saranno i partners del dipartimento di contenzioso Meghana Shah e Greg Kaufman con la collaborazione di Anusia Gillespie, co-responsabile dell’innovazione negli Stati Uniti.

«L’industry della cannabis è stata creata per i clienti che cercano di superare l’incertezza normativa, capitalizzare sulle opportunità e infine prendere decisioni migliori per le loro imprese nello spazio del settore» ha spiegato Kaufman.

Lo studio si rivolge a produttori, coltivatori e fornitori di cannabis, sia per quanto riguarda il modello di business (ad esempio il supporto nella creazione di una joint venture), la raccolta di capitali, operazioni di m&a e finanziamento del debito; sia sul piano fiscale e IP, in relazione alla concessione di licenze per la genetica. Oltre che all’adeguamento a normative locali, regionali o nazionali.

Potenziali clienti sono anche le società fornitrici di energia nelle coltivazioni e gli operatori assicurativi.

Anche nel nostro Paese sta prendendo piede la marijuana light, infatti la normativa italiana proibisce il thc (tetraidrocannabinolo), ossia il principio psicoattivo, e non l’intera pianta, che può essere coltivata liberamente se priva del principio. Il business italiano è focalizzato sull’altro principio attivo contenuto nelle piante di cannabis: il cbd, che non rientra tra le sostanze illegali e che ha un forte effetto rilassante e ansiolitico.

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